Lombra della maledizione
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Da una grande maestra della narrativa fantastica, pi? volte vincitrice del premio Hugo, un potente racconto di mistero, magia e tradimento. Il destino di un cavaliere, della sua stirpe e di un regno tormentato. Provato nel corpo e nello spirito da una lunghissima prigionia, il comandante Lupe dy Cazaril ritorna nel regno di Chalion, in cui aveva servito come paggio, e viene nominato tutore di Royesse, bella e intelligente sorella dell’erede al trono. Ma quell’occasione di riscatto si trasforma presto in un incubo, poich? Cazaril scopre che a corte proprio quegli uomini che lo hanno tradito ora occupano posti di grande potere. E scopre soprattutto che l’intera stirpe di Chalion ? gravata da una terribile maledizione, che non pu? essere annullata se non con la magia pi? nera…
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«E ultimamente?»
«Ultimamente… abbiamo raddoppiato le nostre petizioni agli Dei perché ci vengano in aiuto.»
«E che risposta avete avuto?»
«A quanto pare… gli Dei hanno inviato te.»
«Nessuno mi ha mandato!» esclamò Cazaril, in preda a un rinnovato terrore, sollevandosi a sedere di scatto con le mani serrate intorno alle coltri. «Sono venuto qui per caso.»
«Allorché riterrai opportuno spiegarmi come si sia verificato questo caso, sarò ben lieto di ascoltarti», ribatté Umegat, fissando Cazaril con un’espressione speranzosa che lo atterrì, poi si congedò con un inchino.
Dopo qualche altra ora trascorsa sotto le coperte, Cazaril decise che, a meno che un uomo potesse morire per un eccesso di agitazione, per lui la fine non sarebbe giunta quel pomeriggio. A ogni buon conto, non c’era nulla che potesse fare al riguardo e il suo stomaco ormai stava borbottando per la fame in maniera tutt’altro che soprannaturale. Mentre la luce della fredda giornata autunnale si spegneva a poco a poco, il Castillar scivolò fuori del letto, stiracchiò i muscoli doloranti, si vestì e scese a cena.
L’atmosfera che regnava nel castello era plumbea: a causa del lutto, per quella sera non erano previsti né feste né intrattenimenti musicali. Perfino la sala dei banchetti era quasi deserta. Iselle e il suo seguito erano assenti, come pure Teidez e la Royina Sara; quanto al Roya Orico, avvolto come sempre nella sua ombra scura, mangiò in fretta e se ne andò quasi subito.
Cazaril venne a sapere che Teidez non era al castello perché il Cancelliere dy Jironal se lo era portato appresso per effettuare le sue indagini. La notizia lo lasciò interdetto: stentava a credere che dy Jironal intendesse proseguire l’opera di seduzione e di corruzione che suo fratello aveva condotto con tanta abilità. Decisamente austero, soprattutto se paragonato a Dondo, il Cancelliere non aveva infatti né i gusti né i comportamenti adatti a simili puerili piaceri. Era impossibile immaginarlo a fare baldoria con un ragazzo. Sarebbe stato troppo sperare che avesse deciso di conquistare il favore di Teidez con un atteggiamento protettivo e paterno, iniziandolo all’arte del governo? Dopotutto, il giovane Royse stava soffrendo non solo per la vita dissoluta che conduceva, ma anche per la noia che lo divorava. Essere avviato ad attività più adulte sarebbe stato per lui un vero toccasana. D’altro canto, rifletté stancamente Cazaril, era più probabile che il vero obiettivo del Cancelliere fosse non perdere di vista la persona su cui si basava il suo benessere futuro.
«Stanno disertando tutti», commentò in quel momento Lord dy Rinal, seduto di fronte a Cazaril, contraendo le labbra in un’espressione sardonica nel contemplare la sala semivuota. «Chi ha una tenuta di campagna si sta affrettando a raggiungerla prima che cominci a nevicare… Se contìnua così, la festa del Giorno del Padre risulterà davvero deprimente. Gli unici a essere attivi sono sarti e cucitrici, impegnati a rinnovare l’abbigliamento da lutto per tutta la corte.»
Attraversando con la mano una presenza spettrale che aleggiava vicino al suo piatto, Cazaril prese il boccale per accompagnare l’ultimo boccone con un abbondante sorso di vino annacquato, senza badare più di tanto ai quattro o cinque spettri che lo avevano seguito nella sala e che gli si stringevano intorno, come bambini infreddoliti accalcati intorno a un focolare. Istintivamente, quella sera lui aveva scelto un abbigliamento dai colori sobri, ma in quel momento si chiese se non sarebbe stato più opportuno procurarsi una tenuta che abbinasse le richieste tonalità nera e lavanda, come quella sfoggiata dall’elegante dy Rinal. L’abominio rinchiuso nel suo ventre avrebbe interpretato quel gesto come una forma d’ipocrisia o come un atto di rispetto? Oppure non ne sarebbe stato neppure consapevole? Fino a che punto l’anima di Dondo, recentemente strappata dal corpo, conservava ancora la propria natura ripugnante? Possibile che il suo spìrito lo stesse osservando dall’interno, come quegli antichi spettri avvizziti lo contemplavano dall’esterno? Non volendo sconcertare il povero dy Rinal con un grido di frustrazione, Cazaril reagì a quelle riflessioni con un fugace sorriso. «Intendete rimanere o partire?» chiese infine, in tono cortese.
«Credo che partirò. Accompagnerò la Marchess dy Heron fino alla sua tenuta, poi attraverserò i passi più bassi per arrivare a casa. D’altro canto, è possibile che quell’anziana dama m’inviti a rimanere presso di lei, pur di avere un’altra spada a sua difesa.» Bevve un sorso di vino, abbassò la voce, e aggiunse: «Se neppure il Bastardo ha voluto prendere con sé l’anima di Lord Dondo, di certo essa è ancora qui, da qualche parte e, sebbene sia logico che si aggiri nel palazzo dei dy Jironal, dove Dondo è morto, in realtà potrebbe essere ovunque, a Cardegoss. Considerato che Dondo era già abbastanza pericoloso prima di essere assassinato, è inevitabile che adesso sia divorato dalla sete di vendetta. Per gli Dei, dopotutto è stato ucciso la notte prima delle sue nozze!»
Cazaril borbottò qualcosa d’indistinto.
«Il Cancelliere sembra deciso a sostenere che si è trattato di magia di morte», continuò dy Rinal. «Io però non mi meraviglierei se si scoprisse che hanno usato del veleno. Adesso tuttavia è impossibile stabilirlo, dato che hanno bruciato il corpo, cosa che torna a tutto vantaggio di qualcuno.»
«Ma lui era circondato di amici», obiettò Cazaril. «Di certo nessuno può averlo avvelenato nel suo stesso palazzo… Voi eravate presente?»
«Dopo la faccenda di Lady Porcellina?» ribatté dy Rinal, con una smorfia. «No, grazie ai suoi stridii non sono stato testimone di quell’assassinio.» Si guardò intorno di soppiatto, quasi avesse paura di avere alle spalle uno spettro animato da risentimento nei suoi confronti e senza rendersi conto della mezza dozzina di presenze spettrali che gli aleggiavano davvero intorno. Quanto a Cazaril, sollevò una mano per allontanare uno di quegli spettri dal proprio viso, cercando di non puntare lo sguardo su qualcosa che, per il suo interlocutore, doveva essere invisibile.
«Dy Rinal!» chiamò in quel momento Ser dy Maroc, il guardarobiere reale, avvicinandosi al tavolo. «Avete sentito le notizie giunte da Ibra?» Poi si accorse di Cazaril, seduto di fronte a dy Rinal coi gomiti appoggiati sul tavolo, ed esitò, arrossendo leggermente.
«Si può sperare che le vostre fonti di pettegolezzi provenienti da Ibra siano più affidabili del solito, Maroc?» commentò Cazaril, con un acido sorriso.
«Sì, considerato che si tratta del corriere della Cancelleria», ribatté dy Maroc, irrigidendosi. «È arrivato a precipizio proprio mentre il capo dei sarti stava riadattando l’abbigliamento da lutto di Orico, allargandolo di quattro dita, e ha riferito una notizia che sembra ormai ufficiale. L’Erede di Ibra è morto all’improvviso la settimana scorsa, di una febbre dei bronchi, nell’Ibra meridionale. Scomparso lui, la sua fazione si è dissolta e i suoi membri si stanno affrettando a stipulare trattati con la vecchia Volpe, denunciandosi a vicenda nel tentativo di salvarsi la vita. La guerra nell’Ibra meridionale è finita.»
«Bene!» esclamò dy Rinal, raddrizzandosi e prendendo ad accarezzarsi la barba. «È una notizia positiva oppure negativa? Gli Dei sanno che è senza dubbio positiva per Ibra, ma, a quanto pare, il nostro Orico ha scelto di nuovo di schierarsi con la fazione perdente.»
«Corre voce che la Volpe sia infuriata con Chalion, per aver agitato le acque e averle mantenute così, anche se non si può dire che il suo Erede avesse bisogno di aiuto nel fare ciò.»
«Forse adesso la passione per la guerra del vecchio Roya verrà sepolta col suo primogenito», suggerì Cazaril, ma senza troppa speranza.
«Quindi adesso la Volpe ha un nuovo Erede, quel figlio avuto in età matura… Com’è che si chiama?» chiese dy Rinal.