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Lombra della maledizione

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Lombra della maledizione
Название: Lombra della maledizione
Дата добавления: 16 январь 2020
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Lombra della maledizione - читать бесплатно онлайн , автор Bujold Lois Mcmaster

 Da una grande maestra della narrativa fantastica, pi? volte vincitrice del premio Hugo, un potente racconto di mistero, magia e tradimento. Il destino di un cavaliere, della sua stirpe e di un regno tormentato. Provato nel corpo e nello spirito da una lunghissima prigionia, il comandante Lupe dy Cazaril ritorna nel regno di Chalion, in cui aveva servito come paggio, e viene nominato tutore di Royesse, bella e intelligente sorella dell’erede al trono. Ma quell’occasione di riscatto si trasforma presto in un incubo, poich? Cazaril scopre che a corte proprio quegli uomini che lo hanno tradito ora occupano posti di grande potere. E scopre soprattutto che l’intera stirpe di Chalion ? gravata da una terribile maledizione, che non pu? essere annullata se non con la magia pi? nera…

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La sospensione dei negoziati si protrasse per parecchi giorni, giacché i timori del Roya per la sicurezza del figlio non si placavano. Ma, a un certo punto, Cazaril ebbe un’ispirazione geniale. Mandò lo stesso Bergon a perorare la propria causa: la Volpe, infatti, non poteva sottrarsi a quell’inviato, neppure nell’intimità delle proprie stanze. Bergon era giovane ed energico, con l’immaginazione accesa al pensiero della promessa sposa; il Roya era ormai vecchio e stanco… Senza contare che, proprio allora, una città dell’Ibra meridionale, fedele al defunto Erede, si sollevò contro il Roya, adducendo a pretesto l’inosservanza del trattato. La Volpe, costretto a fronteggiare quella circostanza funesta — benché Cazaril la considerasse invece assai favorevole -, si trovò dunque impegnato a organizzare una spedizione militare. Così, sebbene combattuto tra le grandi speranze accese nel suo animo e il terrore per la sicurezza del suo unico figlio, alla fine lasciò la decisione nelle mani di Bergon e dei suoi amici.

Come Cazaril ebbe modo di constatare, la risolutezza era una dote che non faceva difetto a Bergon. Il Royse accettò immediatamente il piano proposto da Cazaril: viaggiare leggeri e sotto mentite spoglie attraverso il territorio ostile tra il confine di Ibra e Valenda. Alla scorta formata da Cazaril e dai dy Gura aggiunse soltanto tre amici: due giovani nobili ibrani, dy Tagille e dy Cembuer, e il March dy Sould, poco più vecchio di lui.

Pieno di entusiasmo, dy Tagille propose di viaggiare come un gruppo di mercanti ibrani diretti a Cardegoss. Cazaril pose un’unica condizione e cioè che tutti gli uomini avessero una buona esperienza nell’uso delle armi.

Nell’arco di un giorno dalla decisione di Bergon, il gruppo si radunò in segreto — o almeno così si augurò Cazaril — in uno dei manieri che dy Tagille possedeva fuori da Zagosur. In realtà, non si sarebbe poi trattato di una compagnia particolarmente ristretta. Calcolando anche i servitori, infatti, si contavano una dozzina di uomini e un convoglio di bagagli formato da una mezza dozzina di muli e da quattro pony di montagna ibrani dal manto bianco, da considerare sia come cavalcature di scorta sia come dono per Iselle.

La partenza si svolse all’insegna dell’entusiasmo generale: era chiaro che, per i compagni di Bergon, quella era soprattutto una magnifica, nobile avventura. Ma Cazaril notò con piacere che il Royse aveva un atteggiamento più serio dei suoi amici, cosa che attenuò un poco il suo timore di trovarsi alla guida di un gruppo di bambini lanciati in un folle labirinto. Bergon non stava procedendo alla cieca, il che era più di quanto gli Dei avessero richiesto allo stesso Cazaril, il quale, formulando quelle cupe riflessioni, si ritrovò a chiedersi se la maledizione non lo stesse ingannando, inducendo a scatenare una guerra invece di evitarla. Dopotutto, neppure dy Jironal era stato così corrotto, quando era stato nominato Cancelliere.

Dovendo adattarsi a quella dei muli da soma, l’andatura del viaggio di ritorno ebbe lo stesso ritmo estenuante di quella dell’andata; soltanto l’ascesa dalla costa alla base delle montagne dei Denti del Bastardo richiese quattro giorni interi. Là, Cazaril venne raggiunto da un’altra lettera di Iselle, scritta un paio di settimane dopo la sua partenza da Cardegoss. La Royesse riferiva che Teidez era stato sepolto a Valenda con un rito adeguato e che lei, come voluto, era riuscita a prolungare la sua visita in città, sostenendo che desiderava consolare la madre e la nonna. Nel frattempo, dy Jironal era stato richiamato a Cardegoss dalla notìzia che lo stato di salute di Orico si era aggravato, e si era lasciato alle spalle non soltanto le spie da lui introdotte nel seguito di Iselle, ma anche numerosi soldati, con l’incarico di proteggere la nuova Erede di Chalion. Sto pensando a come liberarmi di loro, scriveva Iselle, un’affermazione che strappò un brivido di paura a Cazaril. C’era poi una lettera personale per Bergon, che Cazaril gli consegnò senza aprirla. Il Royse non ne rivelò il contenuto, tuttavia, nella soffocante camera della locanda in cui avevano preso alloggio, Cazaril lo vide sorridere spesso, mentre sfogliava il libro di Ordol per decifrare il codice, tenendo il capo il più vicino possibile alla luce delle candele.

Ancora più incoraggiante fu la lettera della Provincara, in cui l’anziana dama riferiva che Iselle, in privato, aveva ricevuto promesse di appoggio a quel suo matrimonio ibrano, da parte dello zio, il Provincar della Baocia, e di altri Provincar. Sembrava proprio che, al suo arrivo, Bergon avrebbe trovato numerosi difensori.

«Bene», esclamò in tono deciso il giovane Royse, quando Cazaril gli fece vedere il messaggio. «Proseguiamo.»

Quella notte stessa, però, alcuni viandanti esausti e scoraggiati arrivarono alla locanda, riferendo che il passo era ostruito dalla neve caduta in abbondanza. Consultata la mappa e facendo ricorso alla propria memoria, Cazaril decise che sarebbe stato meglio proseguire verso nord per un’intera giornata, in modo da raggiungere un altro valico, più alto e meno frequentato, che sembrava ancora praticabile. Lungo la salita, però, due cavalli si procurarono una distorsione. Ed erano ormai quasi giunti al passo allorché il March dy Sould — il quale aveva sempre dichiarato di sentirsi più a suo agio sul ponte di una nave che in sella a un cavallo -, dopo essere rimasto in silenzio per tutta la mattina, si protese oltre la sella e vomitò.

L’intero gruppo fu costretto a fermarsi. Mentre dy Sould, di solito vivace e arguto, borbottava una serie di scuse e di proteste imbarazzate e addirittura vagamente incoerenti, Cazaril, Bergon e Ferda si consultarono.

«Dobbiamo fermarci, accendere un fuoco e cercare di scaldarlo?» chiese il Royse, preoccupato, lasciando vagare lo sguardo su quei pendii desolati.

«Appare stordito, come un uomo in preda a una febbre molto alta, ma non è caldo al tatto», replicò Cazaril, lui stesso piegato in due per le fitte al ventre. «Essendo nato e cresciuto lungo la costa, non credo che si sia ammalato, ma piuttosto che soffra di quel malore che assale talvolta gli abitanti delle pianure che si trovano in alta montagna. In entrambi i casi, sarà meglio allontanarsi da queste rocce gelide prima di prestargli le cure necessarie.»

«E voi come vi sentite, mio signore?» domandò Ferda, scoccandogli un’occhiata in tralice.

«Non ho nulla che possa essere guarito semplicemente mettendomi a sedere qui», ribatté Cazaril, notando che anche Bergon lo stava scrutando con aria inquieta. «Proseguiamo.»

Il gruppo rimontò in sella e, ogni volta che la pista lo consentiva, Bergon si affiancava a dy Sould, il quale si teneva aggrappato alla sella con cupa determinazione. Dopo mezz’ora, comunque, Foix si abbandonò a un grido di gioia, indicando il tumulo di pietre che segnava il confine tra Ibra e Chalion. Condividendo il suo entusiasmo, i compagni si fermarono per aggiungere le loro pietre al tumulo, poi iniziarono la lunga discesa, ancora più pericolosa della salita. Le condizioni di dy Sould sembravano stabili e da quello Cazaril capì che la sua diagnosi era stata giusta. Quanto a lui, non accennava certo a migliorare, ma d’altronde non se lo aspettava neppure.

Nel pomeriggio, oltrepassato il bordo inferiore di una nuda vallata, si trovarono in mezzo a una fitta foresta di pini: l’aria sembrava più balsamica grazie al delizioso profumo degli alberi e il letto di aghi dava sollievo agli zoccoli dei cavalli doloranti, mentre i tronchi offrivano un riparo dal vento.

Nel superare una curva, Cazaril sentì un rumore soffocato di zoccoli sulla pista, davanti a loro: era il primo viaggiatore in cui si erano imbattuti nell’arco dell’intera giornata, e si trattava di un singolo cavaliere, dunque non poteva costituire un pericolo per il loro gruppo. Poi apparve un uomo brizzolato, dalle sopracciglia folte e dalla barba cespugliosa, vestito con sporchi abiti di cuoio. Li salutò con un cenno e, sconcertando un poco Cazaril, fermò il cavallo in modo da bloccare loro il passo.

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