Il quinto giorno

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Il quinto giorno
Название: Il quinto giorno
Автор: Schatzing Frank
Дата добавления: 16 январь 2020
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Il quinto giorno - читать бесплатно онлайн , автор Schatzing Frank

Gennaio, costa del Per?. Il povero pescatore Juan non crede ai suoi occhi: dopo lunghe settimane di magra, si stende davanti a lui un enorme banco di pesci. Ma il terrore cancella ben presto la felicit?: i pesci, muovendosi come un unico essere, distruggono la rete, ribaltano la barca e impediscono all'uomo di raggiungere la superficie.

Marzo, Norvegia. A bordo di una nave oceanografica un biologo e una scienziata osservano milioni di "vermi" luminescenti che sembrano aver invaso lo zoccolo occidentale. Da dove vengono? Cosa sono?

Pochi giorni dopo, Canada. Un gruppo di balene attaccano la Barrier Queen e la affondano. Il mondo intero sar? drammaticamente coinvolto in questi avvenimenti in apparenza cos? lontani tra loro.

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Anawak drizzò le orecchie. Conosceva il SOSUS. Ci aveva lavorato molte volte. La NOAA — la National Oceanic and Atmospheric Administration — gestiva una serie di progetti che riguardavano la registrazione e l'analisi dei fenomeni acustici subacquei. Tutti insieme rientravano nel termine generico di Acoustic Monitoring Project. Lo strumento che la NOAA utilizzava per captare i suoni sottomarini era un relitto della Guerra Fredda. SOSUS era l'acronimo di Sound Surveillance System, una rete d'idrofoni molto sensibili che la Marina americana aveva installato nel corso degli anni '60 in tutti i mari, per poter seguire le missioni dei sommergibili sovietici. Dal 1991, quando la Guerra Fredda era finita, col crollo dell'Unione Sovietica, anche ai ricercatori civili della NOAA era stato consentito di analizzare i dati del sistema.

In tal modo, gli scienziati avevano compreso che la vastità degli oceani era tutt'altro che silenziosa. Specialmente nello spettro delle frequenze al di sotto dei 16 hertz c'era un rumore infernale. Per essere udibili all'orecchio umano, i suoni dovevano essere riprodotti a una velocità sedici volte maggiore. Improvvisamente la vita marina sembrava rumorosissima: il canto delle megattere ricordava il cinguettio degli uccelli, mentre le balenottere azzurre mandavano messaggi ai loro simili, a centinaia di chilometri di distanza, con un rimbombante staccato. Tre quarti delle riprese erano dominate da un rimbombo ritmico, cannoni ad aria che le società petrolifere mettevano in funzione per sondare la struttura geologica degli abissi marini.

Nel frattempo la NOAA e il SOSUS si erano integrati in un unico sistema. Ogni anno, l'organizzazione ampliava la propria rete d'idrofoni. E ogni volta i ricercatori sentivano qualcosa in più.

«Anche solo coi rumori, oggi siamo in grado d'identificare diversi soggetti che si muovono in mare», spiegò Vanderbilt. «È una piccola nave? Viaggia veloce? Che genere di trazione usa? Da dove arriva, quanto è lontana? Gli idrofoni ci rivelano tutto. Dovreste sapere che l'acqua conduce bene le onde sonore e che sott'acqua esse si propagano a una velocità compresa tra i cinquemila e cinquemilacinquecento chilometri all'ora. Se una balenottera azzurra emette un suono al largo delle Hawaii, meno di un'ora dopo esso rimbomba in una cuffia californiana. Il SOSUS, tuttavia, fa qualcosa di più che registrare gli impulsi: ci dice anche da dove vengono. In breve, l'archivio dei suoni della NOAA raccoglie migliaia di rumori: scatti, brontolii, fruscii, gorgoglii, schiocchi e sussurri, suoni bioacustici e sismici, rumori ambientali… Insomma, possiamo catalogare tutto. Tranne alcune eccezioni. Il dottor Murray Shankar della NOAA è tra noi… Ah, che mossa lungimirante. Sarà certamente felice di commentare quanto segue.»

Dalle prime file si alzò un uomo tracagnotto, all'apparenza timido, con un viso dai tratti indiani e occhiali dalla montatura d'oro. Vanderbilt richiamò un altro spettrogramma e fece partire il suono accelerato artificialmente. La sala fu riempita da un borbottio ovattato, caratterizzato da una serie di suoni crescenti.

Shankar tossicchiò. «Abbiamo chiamato questo rumore upswewp», disse in tono pacato. «È stato registrato nel 1991 e la sua origine si situa da qualche parte intorno a 54° S, 140° W. Upsweep è uno dei primi suoni non identificati intercettati dal SOSUS, ed era talmente alto che è stato ricevuto in tutto il Pacifico. Ancora oggi non sappiamo cosa sia. Secondo alcuni, potrebbe derivare da ima risonanza tra acqua e lava, da qualche parte in una catena di montagne sottomarine tra la Nuova Zelanda e il Cile. Jack, per favore, il prossimo esempio.»

Yanderbilt fece ascoltare altri due spettrogrammi.

«Il primo è Julia, registrato nel 1999; il secondo è scratch, registrato due anni prima, da una serie d'idrofoni nel Pacifico equatoriale. Si poteva sentire per cinque chilometri. Julia ricorda il grido di un animale, non trovate? La frequenza cambia molto velocemente. È un insieme di singoli suoni, come nei canti delle balene. Ma non si tratta di balene. Nessuna balena produce un suono con questo volume. Scratch, invece, sembra una puntina che scivoli su un solco, solo che, per produrre un simile rumore, il giradischi dovrebbe avere le dimensioni di una grande città.»

Il rumore seguente sembrava un lungo stridio, progressivamente calante.

«Registrato nel 1997», disse Shankar. «Slowdown. Riteniamo che la sorgente sia da qualche parte nel profondo Sud. Sono escluse navi e sommergibili. Probabilmente slowdown deriva dallo scivolamento delle enormi placche di ghiaccio sulle rocce dell'Antartico, ma potrebbe anche essere tutt'altro. La NOAA include anche suoni di origine bioacustica, quindi di animali. Qualcuno sarebbe felice se il rumore finalmente dimostrasse l'esistenza del calamaro gigante, ma, per quanto ne so, quegli animali sono quasi incapaci di emettere suoni. Quindi niente. Nessuno sa cos'è…» Fece un sorrisetto furbo. «In compenso possiamo tirare fuori dal cilindro un altro coniglio.»

Vanderbilt fece ripartire lo spettrogramma del video dell'URA. Stavolta si sentiva chiaramente un suono.

«L'avete riconosciuto? È scratch. E sapete che cosa dice l'URA? Che la fonte è in mezzo alla nuvola blu! Quindi potremmo…»

«Grazie, Murray, un'interpretazione da Oscar.» Vanderbilt ansimò e si tamponò la fronte col fazzoletto. «Tutto il resto è speculazione. Bene, signore e signori, diamo a questa giornata una degna conclusione in modo che le rotelle dei vostri cervelli si mettano in moto.»

Le sequenze successive mostravano una ripresa negli abissi oscuri. Alcune particelle brillavano nella luce dei riflettori. Poi qualcosa di piatto s'inarcò nel campo della telecamera e si ritrasse immediatamente. «Se si studia il filmato nella versione rielaborata che ci ha gentilmente fornito il Marintek prima che l'istituto fosse spazzato via, si arriva a due conclusioni. La prima: la cosa è enorme. La seconda: è luminosa, o meglio, s'illumina per un po' e si spegne immediatamente non appena finisce nell'obiettivo della telecamera. È certo che scorrazza intorno ai settecento metri di profondità nella zona della scarpata continentale norvegese. Studiatelo, signori. È il nostro amico gelatinoso? Arrivate a una conclusione. Da voi non ci aspettiamo niente di meno che la salvezza dell'umanità.» Vanderbilt sorrise. «Non voglio nascondere che siamo prossimi all'apocalisse, per questo propongo la divisione dei lavori. Voi scoprite come si può fermare quella schifezza animale. Forse vi verrà in mente qualche programma di ammaestramento o qualcosa che gli guasti lo stomaco. Noi cercheremo quel grosso stronzo che ci ha creato tanti guai. E qualunque cosa facciate, non diffondetela. Non cedete alla tentazione di apparire sulle prime pagine. Europa e America, in accordo tra loro, stanno conducendo una politica di disinformazione mirata. Il panico sarebbe come acido cloridrico sulla cacca di cane, se capite che cosa voglio dire. Non possiamo permetterci un'escalation sociale, politica, religiosa o che. Quindi pensate a quello che la zia Li vi ha promesso se andrete fuori a fare qualche scherzetto.»

Johanson si schiarì la voce. «A nome di tutti vorrei ringraziarla per la sua coinvolgentissima relazione», disse in tono affabile. «Quindi noi dobbiamo scoprire che cosa c'è là fuori.»

«Esatto, dottore!»

«E lei che cosa crede che sia?»

Vanderbilt sorrise. «È gelatina. Con qualche nuvola blu.»

«Capisco.» Johanson rispose al sorriso. «Dovremmo essere noi ad aprire le finestrelle del calendario dell'Avvento. Ascolti, Vanderbilt, lei ha una teoria. Se vuole che collaboriamo, forse dovrebbe comunicarcela. Che ne pensa?»

Vanderbilt si strofinò la sella del naso e fissò Judith Li. «Va bene», accondiscese. «Cosa sarebbe il Natale senza lo scambio di regali? Amen. Dunque, ci siamo chiesti: dove accadono queste cose, dove in maniera ridotta, dove per nulla? E abbiamo notato che non sono stati colpiti il Medio Oriente, il territorio dell'ex Unione Sovietica, l'India, il Pakistan e la Thailandia. Non hanno subito danni neppure la Cina e la Corea. E neanche l'Artico e l'Antartico, ma lasciamo da parte i frigoriferi. A conti fatti, i danni maggiori sono toccati all'Occidente. Solo la distruzione degli impianti offshore norvegesi è, per l'Occidente, un danno di lunga durata, che ci rende sgradevolmente dipendenti.»

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