Il quinto giorno
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Gennaio, costa del Per?. Il povero pescatore Juan non crede ai suoi occhi: dopo lunghe settimane di magra, si stende davanti a lui un enorme banco di pesci. Ma il terrore cancella ben presto la felicit?: i pesci, muovendosi come un unico essere, distruggono la rete, ribaltano la barca e impediscono all'uomo di raggiungere la superficie.
Marzo, Norvegia. A bordo di una nave oceanografica un biologo e una scienziata osservano milioni di "vermi" luminescenti che sembrano aver invaso lo zoccolo occidentale. Da dove vengono? Cosa sono?
Pochi giorni dopo, Canada. Un gruppo di balene attaccano la Barrier Queen e la affondano. Il mondo intero sar? drammaticamente coinvolto in questi avvenimenti in apparenza cos? lontani tra loro.
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«L'ho sentito», disse l'ecologa. «La nave si chiamava Steinholm, giusto?»
Peak annuì. «Gli animali finiti nella rete hanno continuato a nuotare, passando sotto la barca, mentre l'equipaggio voleva issarli a bordo. La nave si è inclinata. L'equipaggio ha cercato di tagliare i cavi, ma è stato inutile. Hanno dovuto abbandonare la Steinholm, che è affondata nel giro di dieci minuti.»
«Poco dopo abbiamo avuto un caso simile al largo dell'Islanda», precisò l'ecologa. «Sono annegati due marinai.»
«Lo so. Tutti casi eccezionali, si potrebbe dire. Ma, se mettiamo insieme i casi eccezionali in tutto il mondo, nelle ultime settimane i banchi di pesci hanno affondato più navi di quante ne abbiano mai affondate prima. Qualcuno dice che è un caso, sostenendo che i banchi lottano per sopravvivere. Altri notano il corso sempre identico degli eventi e vi riconoscono una specie di strategia. Non escludiamo che gli animali si lascino catturare perché vogliono rovesciare la nave.»
«Ma è una follia!» gridò un rappresentante della Russia. «Da quando i pesci hanno una volontà?»
«Da quando affondano i pescherecci», ribatté Peak, asciutto. «Nell'Atlantico lo fanno. Nel Pacifico, invece, sembra che abbiano imparato a evitare le reti, benché ci sfugga completamente come facciano. Si potrebbe arrivare alla conclusione che il banco mette in atto un processo cognitivo e improvvisamente sa che cos'è una rete a strascico o una rete di circuizione e come evitarle. Ma, se avessero sviluppato una simile capacità di apprendimento, gli animali dovrebbero anche aver sviluppato un senso per le dimensioni.»
«Nessun pesce, nessun banco, può vedere una rete con un'apertura di centodieci metri di altezza e centoquaranta di larghezza», disse qualcuno.
«Tuttavia sembra che i pesci riconoscano le reti. Le flotte di pescherecci lamentano gravi perdite. Ne è colpita tutta l'industria alimentare.» Peak si schiarì la voce. «Il secondo motivo della scomparsa di uomini e navi è sufficientemente noto. Ma ci è voluto un po' perché il KH-12 potesse documentare simili avvenimenti.»
Anawak fissava lo schermo. Sapeva cosa sarebbe successo. Aveva già visto le immagini e lui stesso aveva fornito del materiale, ma ogni volta gli si stringeva la gola.
Pensò a Susan Stringer.
Le riprese erano state proiettate a un ritmo così serrato da sembrare quasi le sequenze di un film. In mare aperto c'era uno yacht a vela lungo circa dodici metri. Non c'era vento, il mare era piatto, le vele raccolte. A poppa erano seduti due uomini; sulla coperta di prua due donne prendevano il sole.
Qualcosa di molto grande, di massiccio, nuotava vicinissimo all'imbarcazione. Si riconosceva ogni particolare del corpo gigantesco. Era una megattera adulta. Con lei ce n'erano altre due. Le loro schiene avevano rotto la superficie dell'acqua, poi uno degli uomini si era alzato e aveva indicato il mare. Le donne avevano sollevato la testa.
«Ora», disse Peak.
Le balene avevano superato l'imbarcazione. A sinistra, qualcosa era apparso nel blu profondo, raggiungendo la superficie. Era un'altra balena, ed era balzata fuori dall'acqua. Saltava, spruzzando acqua con le pinne pettorali. Le persone a bordo erano rimaste immobili, come stregate.
Il corpo massiccio si era rovesciato.
Aveva colpito di traverso l'imbarcazione, spezzandola in due. L'albero si era schiantato, poi un'altra balena era saltata sul relitto. In un attimo, l'idillio si era trasformato in uno spaventoso inferno. La barca affondava. I relitti galleggiavano, dispersi in un cerchio di schiuma che si allargava. Gli uomini non si vedevano più.
«Pochi di voi hanno vissuto sulla propria pelle simili attacchi», disse Peak. «Per questo vi abbiamo mostrato queste immagini. E ormai gli attacchi non sono più limitati al Canada e agli Stati Uniti, ma si sono diffusi in tutto il mondo, bloccando una parte consistente del traffico di piccole navi.»
Anawak chiuse gli occhi.
Chissà com'era stata, vista dall'alto, la collisione del DHC-2 con la megattera. Era stata filmata anche quella? Non aveva avuto il coraggio di chiederlo. L'idea che un insensibile occhio di vetro avesse vissuto con lui quel momento gli era insopportabile.
Come se stesse seguendo i suoi pensieri, Peak riprese: «Questo genere di documentazione potrebbe apparirvi cinica, signore e signori. Ma noi non ci limitiamo a guardare. Dov'è stato possibile, ci siamo sforzati di fornire un soccorso immediato». Gettò al suo laptop un'occhiata gelida. «Purtroppo in simili casi si arriva sempre tardi.»
Peak sapeva che si stava muovendo in un terreno minato. Le sue parole rivelavano che, sebbene avessero visto gli incidenti, non avevano fatto granché per impedirli. «Immaginate la diffusione degli attacchi come una specie di epidemia», riprese, «un'epidemia iniziata a Vancouver Island. I primi casi dimostrabili si sono limitati alla zona al largo di Tofino. Per quanto possa suonare inverosimile, in vari casi si sono potute osservare alleanze strategiche. Le imbarcazioni sono state attaccate da balene grigie, megattere, balenottere comuni, capodogli e altre grandi balene, mentre le orche, più piccole e veloci, si sono occupate di eliminare gli uomini finiti in acqua.»
Il professore norvegese alzò la mano. «Che cosa la spinge a presumere che si tratti di un'epidemia?»
«Non ho detto che è un'epidemia, dottor Johanson», rispose Peak. «Ho affermato che il modo di espansione sembra quello di un'epidemia. Nel giro di poche ore, si è allargata da Tofino a sud, fino alla Bassa California, e a nord, in Alaska.»
«Non sono per nulla sicuro che si diffonda.»
«È evidente.»
Johanson scosse la testa. «Intendo dire che questa interpretazione potrebbe portarci alla conclusione sbagliata.»
«Dottor Johanson, se volesse darmi il tempo di esporre la mia relazione…» replicò Peak, in tono paziente.
Johanson proseguì, imperterrito. «E se avessimo a che fare con avvenimenti contemporanei, coordinati in un modo un po' impreciso?»
Peak lo guardò. «Sì», disse controvoglia. «Potrebbe essere così.»
Lo sapeva. Johanson aveva elaborato una teoria. E Peak si era arrabbiato perché non gli piaceva che i civili interrompessero i militari.
Judith Li era divertita.
Accavallò le gambe, si appoggiò allo schienale e si sentì addosso lo sguardo interrogatorio di Vanderbilt. L'uomo della CIA sembrava convinto che lei avesse anticipato qualcosa a Johanson. Lei ricambiò lo sguardo, scosse la testa e si rimise ad ascoltare l'esposizione di Peak.
«Sappiamo che le balene aggressive sono esclusivamente le non stanziali», stava dicendo il maggiore. «Le stanziali appartengono strettamente a un territorio, per così dire. Quelle che migrano, invece, si spostano per lunghi tratti, come le balene grigie o le megattere, oppure si spostano in mare aperto come le orche cosiddette offshore. Per questo — con una certa cautela — abbiamo sviluppato una teoria: la causa del cambiamento nel modo di agire degli animali è da cercare nel mare aperto.»
Comparve un planisfero sul quale si vedevano i punti in cui erano stati segnalati gli attacchi delle balene. Un tratteggio rosso tracciato dall'Alaska fino a capo Horn. Altre zone si estendevano ai due lati del continente africano e lungo l'Australia. Poi il planisfero sparì, lasciando il posto a un'altra carta. Anche lì le zone costiere erano colorate.
«Il numero delle specie marine con un comportamento aggressivo nei confronti dell'uomo aumenta drammaticamente. In Australia si moltiplicano gli attacchi degli squali, come pure in Sudafrica. Nessuno va più a nuotare o a pescare. Le reti antisqualo, in genere sufficienti per tenere lontani gli ammali, sono a pezzi, senza che nessuno sia in grado di dire cosa le abbia distrutte. I nostri sistemi ottici non possono chiarire la questione e, per quanto riguarda i robot, i Paesi del Terzo Mondo sono tecnologicamente inadeguati.»
