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Lombra della maledizione

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Lombra della maledizione
Название: Lombra della maledizione
Дата добавления: 16 январь 2020
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Lombra della maledizione - читать бесплатно онлайн , автор Bujold Lois Mcmaster

 Da una grande maestra della narrativa fantastica, pi? volte vincitrice del premio Hugo, un potente racconto di mistero, magia e tradimento. Il destino di un cavaliere, della sua stirpe e di un regno tormentato. Provato nel corpo e nello spirito da una lunghissima prigionia, il comandante Lupe dy Cazaril ritorna nel regno di Chalion, in cui aveva servito come paggio, e viene nominato tutore di Royesse, bella e intelligente sorella dell’erede al trono. Ma quell’occasione di riscatto si trasforma presto in un incubo, poich? Cazaril scopre che a corte proprio quegli uomini che lo hanno tradito ora occupano posti di grande potere. E scopre soprattutto che l’intera stirpe di Chalion ? gravata da una terribile maledizione, che non pu? essere annullata se non con la magia pi? nera…

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A Cazaril quasi si mozzò il respiro. L’annegamento… e a sangue freddo, per di più. Adesso anche le sue mani stavano tremando.

Pacata e impassibile, Ista proseguì: «Abbiamo fatto giurare a un medico di mantenere il segreto e siamo andati nelle segrete dello Zangre, dove dy Lutez si è lasciato spogliare, legare con braccia e gambe bloccate contro il corpo e appendere a testa in giù sopra un serbatoio. Lo abbiamo calato a testa in avanti, tirandolo fuori soltanto quando ha smesso di dibattersi…»

«Ed era morto?» chiese Cazaril, con un filo di voce. «Allora l’accusa di tradimento era…»

«Era morto, certo, ma non per l’ultima volta, perché siamo riusciti a riportarlo in vita, sia pure a stento.»

«Oh.»

«La cosa stava funzionando!» continuò Ista, serrando le mani. «Lo avvertivo, vedevo una crepa nella maledizione. Però a dy Lutez è mancato il coraggio e, la notte successiva, si è rifiutato di sottoporsi a una seconda immersione. Ha cominciato a gridare, sostenendo che ero gelosa di lui e stavo cercando di assassinarlo. A quel punto, Ias e io… abbiamo commesso un errore.»

Cazaril cominciò a capire come si sarebbe conclusa quella storia e avrebbe voluto chiudere gli occhi. Ma sapeva che sarebbe stato inutile. Si costrinse a tenerli aperti e fissi sul volto della Royina.

«Lo abbiamo afferrato, sottoponendolo a viva forza alla seconda prova. Lui urlava, piangeva… e Ias ha esitato. ’Dobbiamo farlo!’ ho gridato allora. ’Pensa ai bambini!’ Stavolta, però, quando lo abbiamo tirato fuori, lui era annegato definitivamente, e tutte le nostre lacrime e le nostre preghiere non sono bastate a richiamarlo in vita. Ias ne è stato distrutto, io ero sgomenta. È stato allora che la seconda vista mi è stata tolta e che gli Dei hanno distolto il loro viso da me.»

«Allora l’accusa di tradimento era falsa», osservò Cazaril.

«Sì, era una menzogna per nascondere il nostro peccato… e giustificare il cadavere», ammise Ista. «Alla sua famiglia è stato comunque permesso di ereditare i suoi possedimenti, e nulla è stato confiscato.»

«Nulla, tranne la sua reputazione e il suo onore», obiettò Cazaril. «Quell’onore che era tutto per l’orgoglioso dy Lutez, che considerava la ricchezza e la gloria soltanto un simbolo di esso.»

«Abbiamo agito in preda al panico. Dopo, non potevamo più tirarci indietro. Fra tutti i motivi di rammarico, credo sia stato questo che ha più logorato Ias, nei mesi successivi. Ias non ha più voluto tentare, si è rifiutato di cercare un altro volontario. Il sacrificio doveva essere spontaneo, capite? Nessun assassinio avrebbe dato il risultato voluto: bisognava trovare un uomo che si facesse avanti di propria volontà e in piena consapevolezza. Ias ha perso la voglia di vivere ed è morto, oppresso dal dolore e dal senso di colpa…» Ista tirò il fazzoletto di pizzo fin quasi a lacerarlo. «E mi ha lasciata sola, con due bambini e senza un modo per proteggerli da… questa cosa nera…» Trasse un respiro affannoso, ma non scivolò nell’isteria, benché Cazaril fosse già pronto a richiamare le dame di compagnia. Dopo un momento, la respirazione tornò regolare, le spalle le si rilassarono, e lei domandò: «Ditemi di voi… Gli Dei vi hanno toccato?»

«Sì.»

«Me ne dispiace.»

«Già», convenne lui, con una risata tremante. Era il suo turno per confessarsi. Con altri, avrebbe anche potuto nascondere la verità, ma con Ista… No, glielo doveva: valore per valore, ferita per ferita. «Quali notizie vi sono giunte da Cardegoss riguardo al fidanzamento di Iselle e alla sorte di Lord Dondo dy Jironal?»

«I messaggeri sono giunti l’uno dopo l’altro… Non abbiamo neanche potuto festeggiare. Però non siamo stati in grado d’interpretare gli eventi.»

«Volevate festeggiare il matrimonio di un quarantenne con una sedicenne?»

«Tra Ias e me c’era un divario d’età anche maggiore», ribatté Ista, sollevando di scatto la testa in un modo così simile a quello di Iselle da togliere il respiro a Cazaril, il quale, comunque, si rese conto che Ista, per il ruolo che ricopriva, vedeva quel fidanzamento sotto una luce diversa.

«Dondo non era Ias, mia signora», spiegò. «Era corrotto, vizioso, empio… Era un intrallazzatore e un mezzano. Sono quasi certo che abbia fatto assassinare Ser dy Sanda e forse ha addirittura provveduto di persona a ucciderlo. Inoltre, era in combutta con suo fratello, Martou, per ottenere un controllo assoluto della Casa di Chalion tramite Orico, Teidez… e Iselle.»

«Ho incontrato Martou a corte, alcuni anni fa», commentò Ista, portandosi una mano alla gola. «Già allora aspirava a diventare il successivo Lord dy Lutez, l’astro più nobile e scintillante dell’intera corte di Chalion… benché non fosse degno di lucidargli gli stivali. Quanto a Dondo, non l’ho mai conosciuto.»

«Dondo era un vero disastro. Io l’ho incontrato per la prima volta anni fa e ho capito subito che non aveva carattere. Con gli anni è peggiorato. Iselle era sgomenta e furente per il modo in cui le era stato imposto di sposarlo, e ha pregato gli Dei perché le risparmiassero quell’abominevole matrimonio. Gli Dei non hanno risposto… perciò l’ho fatto io. Ho dato la caccia a Dondo per un’intera giornata, con l’intenzione di ucciderlo, però non sono riuscito neppure ad avvicinarlo, e alla fine ho pregato il Bastardo perché mi concedesse un miracolo di magia di morte. E lui lo ha fatto.»

«Come mai non siete morto?» domandò Ista, sorpresa, inarcando le sopracciglia.

«Ho creduto di morire… Quando mi sono svegliato, scoprendo che Dondo era morto e che io ero ancora vivo, non sapevo più cosa pensare. Umegat, però, ha scoperto che le preghiere di Iselle hanno causato un secondo miracolo: la Signora della Primavera mi ha risparmiato la vita dal demone del Bastardo, ma solo temporaneamente. Il santo Umegat, che io credevo un semplice stalliere…» La storia si stava facendo spaventosamente intricata… Allora Cazaril fece una digressione per spiegare chi fosse Umegat, come funzionasse il miracolo del serraglio e come esso avesse preservato la vita del povero Orico, nonostante la maledizione. «Purtroppo Dondo, quand’era ancora certo che avrebbe sposato Iselle, ha convinto Teidez dell’esatto contrario, sostenendo che il serraglio era una magia dei roknari escogitata per mantenere Orico malato. E Teidez gli ha creduto. Cinque giorni fa, ha preso con sé le sue guardie baociane e ha massacrato quasi tutti gli animali sacri, mancando per puro caso di uccidere anche il santo. Nell’agonia, il leopardo di Orico lo ha graffiato… Vi giuro che era soltanto un graffio! Se avessi immaginato… La ferita si è infettata, e la fine di Teidez è stata… molto rapida», concluse Cazaril, ricordando d’un tratto che stava parlando con la madre del ragazzo.

«Povero Teidez», gemette Ista, distogliendo lo sguardo. «Mio povero Teidez. Credo che tu sia nato per essere tradito.»

«Comunque sia, a causa di questa strana concatenazione di miracoli, adesso il demone della morte e lo spettro di Dondo sono intrappolati nel mio ventre, rinchiusi, a quanto pare, in una sorta di tumore. Quando verranno liberati, io morirò.»

L’espressione dolente sul volto di Ista scomparve. «Questa sarebbe la seconda morte», disse lei, sollevando gli occhi su Cazaril.

«Ah… Come?»

Le mani della donna abbandonarono di colpo il fazzoletto stropicciato per serrare il colletto di Cazaril, mentre il suo sguardo era così intenso da essere quasi doloroso. «Sei il dy Lutez di Iselle?» domandò la Royina, col respiro affannoso.

«Io… io… io…» balbettò Cazaril, assalito da un improvviso sgomento.

«Due volte. Due volte… Ma come realizzare la terza? Oh…» sussurrò Ista, con le pupille dilatate e pulsanti, le labbra che tremavano. «Che cosa sei?» chiese.

«Io… sono soltanto Cazaril, mia signora! Non sono un altro dy Lutez, questo è certo, perché non sono brillante, ricco o forte. Gli Dei sanno che non sono neppure avvenente o coraggioso, benché, messo alle strette, non esiti a combattere.»

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