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Lombra della maledizione

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Lombra della maledizione
Название: Lombra della maledizione
Дата добавления: 16 январь 2020
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Lombra della maledizione - читать бесплатно онлайн , автор Bujold Lois Mcmaster

 Da una grande maestra della narrativa fantastica, pi? volte vincitrice del premio Hugo, un potente racconto di mistero, magia e tradimento. Il destino di un cavaliere, della sua stirpe e di un regno tormentato. Provato nel corpo e nello spirito da una lunghissima prigionia, il comandante Lupe dy Cazaril ritorna nel regno di Chalion, in cui aveva servito come paggio, e viene nominato tutore di Royesse, bella e intelligente sorella dell’erede al trono. Ma quell’occasione di riscatto si trasforma presto in un incubo, poich? Cazaril scopre che a corte proprio quegli uomini che lo hanno tradito ora occupano posti di grande potere. E scopre soprattutto che l’intera stirpe di Chalion ? gravata da una terribile maledizione, che non pu? essere annullata se non con la magia pi? nera…

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«Se si levano tutti questi ornamenti inutili… Denudato, appeso a testa in giù, quell’uomo risplendeva, ed è rimasto fedele, sino alla morte. Ma non lo è stato fino a due morti o a tre!» esclamò Ista, con un gesto impaziente.

«No, è una follia! Non è il modo con cui ho intenzione d’infrangere la maledizione», ribatté Cazaril. I cinque Dei gli erano testimoni che lui non intendeva annegarsi! «Ho un altro piano per salvare Iselle.»

«Allora gli Dei vi hanno parlato?» domandò Ista, continuando a sondarlo con un’intensità spaventosa negli occhi.

«No, procedo sulla base della ragione.»

Ista si accasciò all’indietro e, con suo sollievo, lo lasciò andare. «La ragione?» ripeté, aggrottando la fronte. «In una cosa del genere?»

«Voi e Sara siete state coinvolte nella maledizione a causa del vostro matrimonio con un membro della Casa di Chalion. Di conseguenza, credo che Iselle possa sottrarsi alla maledizione tramite il matrimonio. Questo genere di fuga non era possibile per Teidez, ma adesso… Sono diretto a Ibra, deciso a far unire in matrimonio Iselle col nuovo Erede, il Royse Bergon. Dy Jironal cercherà d’impedirlo, perché esso segnerà la fine del suo potere a Chalion, ma Iselle ha intenzione di sottrarsi a lui riportando il corpo di Teidez qui a Valenda per la sepoltura», spiegò Cazaril, procedendo a esporre nei dettagli il piano di Iselle: sarebbe giunta a Valenda col corteo funebre e si sarebbe incontrata lì con Bergon.

«Forse», sussurrò Ista. «Forse…»

Cazaril non capì a cosa si stesse riferendo. «Vostra madre sa di tutto questo?» chiese allora, notando che Ista non smetteva di fissarlo. «Sa della maledizione? Conosce la vera storia della morte di dy Lutez?»

«Una volta ho cercato di parlargliene, e lei ha deciso che ero davvero pazza. Non è poi così brutto, essere pazzi, sapete? Ha i suoi vantaggi. Non devo prendere nessuna decisione in merito a cosa mangiare, a cosa indossare, a dove andare, su chi vive o chi muore… Potreste provarci anche voi. Vi basterà dire la verità. Raccontate di avere dentro un demone e uno spettro, di un rumore che v’insulta nottetempo e di come gli Dei proteggano i vostri passi. Vedrete, cosa succede…» replicò Ista, abbandonandosi a una risata priva d’umorismo. Poi contrasse le labbra in un amaro sorriso, e aggiunse: «Non siate così allarmato, Lord Cazaril. Se pure dovessi riferire ad altri la vostra storia, vi basterà negarla, e tutti penseranno che sia io ad aver smarrito la ragione, non voi».

«Credo che le vostre parole siano state negate già troppo, signora.»

Assalita da un tremito, Ista si morse un labbro e distolse lo sguardo.

A disagio, Cazaril improvvisamente si ricordò delle sacche da sella, appoggiate contro il suo fianco. «Iselle ha scritto una lettera per voi, e una per sua nonna, e mi ha incaricato di consegnarle», spiegò, frugando nella sacca. Ne estrasse il pacchetto della corrispondenza e porse a Ista la sua lettera, con mani che tremavano anche, ma non solo, per la stanchezza e la fame. «Adesso dovrei andare a lavarmi e a mangiare qualcosa», aggiunse. «In tal modo, quando la Provincara rientrerà, forse sarò in condizioni adeguate per presentarmi a lei.»

«Allora richiama le mie dame», replicò Ista, stringendosi al petto la lettera. «Credo che adesso mi ritirerò, perché non ho più motivo di vegliare…»

«C’è Iselle», ribatté Cazaril, sollevando lo sguardo di scatto. «Lei è un motivo per vegliare.»

«Ah, sì, c’è ancora un ostaggio da sacrificare, poi potrò dormire per sempre.» Si protese a battere un colpetto sulla spalla di Cazaril in uno strano gesto di rassicurazione. «Adesso, tuttavia, dormirò soltanto per stanotte. Sono così stanca che credo di aver consumato tutte le lacrime e i lamenti, al punto che mi sento del tutto svuotata.»

«Vi capisco, signora.»

«Sì, è vero. Ed è strano.»

Allungando una mano verso la panca, per puntellarsi, Cazaril si alzò e permise alle dame piangenti di rientrare nella stanza. Lasciata Ista alle loro attenzioni, si gettò in spalla le sacche da sella e si congedò con un inchino.

Dopo essersi lavato, aver cambiato l’abito ed essersi concesso un pasto caldo, Cazaril si sentì ristorato, anche se la sua mente era ancora sconvolta dalla conversazione con Ista. Quando poi i servitori lo pregarono di attendere il ritorno della Provincara nel suo tranquillo salottino, all’interno dell’edificio nuovo, lui accolse con gratitudine quell’opportunità di mettere ordine nei propri pensieri. Un fuoco vivace ardeva nel focolare; dolorante in tutto il corpo, Cazaril si sedette su una sedia dotata di cuscini e prese a sorseggiare un po’ di vino annacquato, cercando di non assopirsi e dicendosi che con ogni probabilità l’anziana dama sarebbe tornata abbastanza in fretta.

E così avvenne. La Provincara sopraggiunse in breve tempo, accompagnata dalla cugina e dama di compagnia, Lady dy Hueltar, nonché da Ser dy Ferrej, grave in volto. Indossava ancora l’elegante abito di gala di seta e velluto verde, ed era adorna di gioielli, ma a Cazaril bastò guardarla per capire che qualche servitore le aveva già riferito la tragica notizia. Alzandosi a fatica, si affrettò a inchinarsi.

«Cazaril, è vero?» domandò la Provincara, serrandogli le mani nelle proprie e scrutandolo in volto.

«Teidez è morto all’improvviso, per un’infezione. Quanto a Iselle, sta bene… ed è l’Erede di Chalion.»

«Povero ragazzo! Povero ragazzo! Lo hai già detto a Ista?»

«Sì.»

«Oh, povera me. Come l’ha presa?»

Non si poteva di certo rispondere bene. «Con calma, Vostra Grazia», preferì dire Cazaril. «Se non altro, non ha avuto la crisi violenta che paventavo. I colpi che la vita le ha inflitto l’hanno lasciata come intorpidita… Tuttavia ignoro in quale stato sarà domani. Le sue dame l’hanno messa a letto.»

La Provincara sospirò, e si costrinse a ricacciare indietro le lacrime.

«Iselle mi ha affidato una lettera per voi», proseguì Cazaril, inginocchiandosi accanto alle sacche da sella. «E ce n’è anche una per Ser dy Ferrej, da parte di Betriz, anche se non ha avuto il tempo di scrivere molto», aggiunse, porgendo le due missive sigillate. «Adesso verranno qui entrambe, perché Iselle intende far seppellire Teidez a Valenda.»

«Ah», mormorò la Provincara, infrangendo il sigillo della lettera senza badare a dove cadevano i frammenti di cera. «Quanto desidero rivederla!» aggiunse, divorando con gli occhi il messaggio. «È breve», si lamentò poi, inarcando le sopracciglia grigie. «Afferma che provvederai tu a spiegarmi ogni cosa.»

«Sì, Vostra Grazia. Ho molte cose da dirvi, e alcune sono confidenziali.»

«Andate», ordinò lei ai suoi accompagnatori. «Provvederò io a richiamarvi.»

Nel dirigersi alla porta, dy Ferrej stava già infrangendo il sigillo della sua lettera.

Sedutasi con un frusciare di stoffe, la missiva di Iselle ancora stretta tra le mani, la Provincara indicò a Cazaril un’altra sedia, che lui accostò alla sua. «Devo andare da Ista, prima che si addormenti», lo ammonì lei.

«Cercherò di essere succinto, Vostra Grazia. Vi riferirò ciò che ho appreso nel corso della stagione trascorsa a Cardegoss. Quanto al prezzo che ho pagato per apprenderlo…» Quel prezzo, lo squarcio che si era prodotto nel suo mondo, era una cosa che Ista aveva compreso all’istante. Ma lui non era certo che la Provincara sarebbe riuscita a fare altrettanto. «… adesso non ha importanza», proseguì. «Tuttavia sappiate che l’Arcidivino Mendenal di Cardegoss vi potrà confermare le mie parole, se avrete modo d’incontrarlo. Se andrete da lui a mio nome, non vi negherà nulla.»

«Come puoi controllare un Arcidivino?» esclamò la Provincara, inarcando di scatto le sopracciglia.

«Invocando un rango superiore al suo», replicò lui, con una sommessa risata.

«Cazaril, niente stupidi scherzi», lo ammonì l’anziana dama, raddrizzandosi e serrando le labbra con aria contrariata. «Sembri oscuro al pari di Ista.»

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