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Un cantico per Leibowitz

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Un cantico per Leibowitz
Название: Un cantico per Leibowitz
Дата добавления: 16 январь 2020
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Un cantico per Leibowitz - читать бесплатно онлайн , автор Miller Walter Michael

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Lanciò un'occhiata al viso della signora Grales. Era diventata grigia, l'impersonale maschera del coma. Le labbra erano esangui. In qualche modo, fu certo che stava morendo. Poteva immaginarla mentre avvizziva e alla fine cadeva come una crosta o un cordone ombelicale. Chi era, dunque, Rachel? E che cosa?

C'era ancora un po' di umidità sulle pietre bagnate dalla pioggia. Inumidì un polpastrello e le fece cenno di avvicinarsi. Qualunque cosa fosse, probabilmente aveva ricevuto una dose di radiazioni troppo forte per vivere a lungo. Cominciò a tracciarle una croce sulla fronte con un dito umido.

— Nisi baptizata es et nisi baptizari nonquis, te baptizo…

Non riuscì ad andare oltre. Lei si scostò in fretta da lui. Il suo sorriso gelò e svanì. No! sembrava gridare la sua espressione. Si allontanò da lui. Si asciugò dalla fronte la traccia di umidità, chiuse gli occhi, abbandonò le mani in grembo. Un'espressione di completa passività apparve sul suo viso. Con il capo piegato in quel modo faceva pensare a una preghiera. Gradualmente uscì dalla passività; il sorriso rinacque. Quando aprì gli occhi e lo guardò di nuovo, lo fece con lo stesso aperto calore di prima. Ma si guardava attorno, come se cercasse qualcosa.

Il suo sguardo cadde sul ciborio. Prima che Zerchi potesse fermarla, lo raccolse. — No! — tossì lui, con voce rauca, e cercò di afferrarlo. Lei era troppo svelta, e lo sforzo gli costò uno svenimento. Quando ritornò alla coscienza e alzò di nuovo il capo, riuscì a vedere solo immagini confuse. Lei era ancora inginocchiata, lì davanti. Finalmente riuscì a capire che reggeva la coppa d'oro nella mano sinistra, e nella destra, delicatamente, fra pollice e indice, un'Ostia. La stava offrendo a lui, oppure l'immaginava soltanto, come poco prima aveva immaginato di parlare a frate Pat?

Aspettò che le immagini confuse si schiarissero. Questa volta non si schiarirono, non completamente.

— Domine, non sum dignus… - sussurrò — sed tantum dic verbo…

Ricevette l'Ostia dalla mano di lei. Lei richiuse il coperchio del ciborio e lo ripose in un punto più protetto, sotto una pietra sporgente. Non aveva usato i gesti convenzionali, ma la reverenza con cui l'aveva maneggiato lo convinse d'una cosa: lei sentiva la Presenza sotto i veli. Colei che non sapeva ancora usare le parole o comprenderle, aveva fatto ciò che aveva fatto come per istruzione diretta, in risposta al suo tentativo di battesimo.

Cercò di rimettere a fuoco gli occhi per dare un'altra occhiata al viso di quell'essere, che per mezzo dei soli gesti gli aveva detto: "Io non ho bisogno del vostro primo Sacramento, Uomo, ma io sono degna di impartirti questo Sacramento di Vita". Ora sapeva chi lei era, e singhiozzò debolmente quando non riuscì a rimettere a fuoco gli occhi su quei freschi, verdi occhi imperturbati di una nata libera.

— Magnificat anima mea Dominum - sussurrò. — L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito si è rallegrato in Dio mio Salvatore, perché Lui ha posato lo sguardo sulla umiltà della Sua serva…

Voleva insegnarle quelle parole, come suo ultimo atto, perché era certo che lei condivideva qualcosa con la Fanciulla che per prima le aveva pronunciate.

— Magnificat anima mea Dominum et exultavit spiritus meus in Deo, salutari meo, quia respexit humilitatem…

Rimase senza fiato prima di avere finito. Lo sguardo gli si annebbiò; non riusciva più a distinguere la figura di lei. Ma dita fresche gli toccarono la fronte, e la udì dire una parola:

— Vivi.

Poi lei scomparve. Poté udire la sua voce allontanarsi fra le nuove rovine: "la la la, la-la-la…"

L'immagine di quei freschi occhi verdi rimase con lui quanto la vita. Non chiese perché Dio avesse scelto di far crescere una creatura di originale innocenza dalla spalla della signora Grales, o perché Dio le avesse dato i doni preternaturali dell'Eden… quei doni che l'Uomo aveva cercato di strappare al Cielo con la forza bruta, fin da quando li aveva perduti. Aveva veduto l'innocenza originale, in quei giorni, e una promessa di resurrezione. Quell'unico sguardo era stato un grande dono, e pianse di gratitudine. Poi giacque con il viso nella terra umida e attese.

Non venne null'altro… nulla che lui vedesse, o sentisse, o udisse.

30

Cantarono mentre facevano salire i bambini sulla nave. Cantarono antichi canti spaziali ed aiutarono i bambini a salire la scaletta, uno alla volta, fino alla mani delle suore. Cantarono di cuore, per disperdere la paura dei piccini. Quando l'orizzonte eruttò, il canto si interruppe. Fecero salire sulla nave l'ultimo bambino.

L'orizzonte si accese di lampi mentre i monaci salivano la scaletta. L'orizzonte diventò un bagliore rosso. Un lontano banco di nubi era nato dove non c'era stata alcuna nube. Due monaci, sulla scaletta, distolsero lo sguardo dai lampi. Quando i lampi scomparvero, tornarono a guardare.

Il volto di Lucifero crebbe come un fungo orribile al di sopra del banco di nubi, alzandosi lentamente come un titano che si levasse in piedi dopo anni di prigionia nella Terra.

Qualcuno abbaiò un ordine. I monaci ripresero ad arrampicarsi. Presto furono tutti dentro la nave.

L'ultimo monaco, nell'entrare, si fermò nella camera stagna. Rimase ritto sul portello aperto e si tolse i sandali.

— Sic transit mundus - mormorò, guardando verso il bagliore. Sbatté le suole dei sandali una contro l'altra, per toglierne la polvere. Il bagliore abbracciava un terzo del cielo. Si grattò la barba, gettò un ultimo sguardo all'oceano, poi indietreggiò e chiuse il portello.

Vi fu un lampo, un riflesso di luce, un gemito alto e sottile che vinceva il suono, e l'astronave si lanciò verso il cielo.

I frangenti battevano monotoni la spiaggia, gettando a riva i detriti. Un idrovolante abbandonato galleggiava oltre i frangenti. Dopo un po' i frangenti catturarono l'idrovolante e lo gettarono sulla spiaggia, insieme ai detriti. Si inclinò, si spezzò un'ala. C'erano gamberetti che facevano caroselli nei frangenti, e il meriango che si nutriva di gamberetti, e il pescecane che mangiava i merianghi e li trovava eccellenti, nella sportiva brutalità del mare.

Un vento spazzò l'oceano, portando con sé una cortina di fine polvere bianca. La cenere cadde nel mare, nei frangenti. I frangenti spinsero a riva i gamberetti morti, insieme ai detriti. Poi spinsero a riva il meriango. Il pescecane nuotò verso le sue acque più profonde, si crogiolò nelle fredde correnti pulite. Aveva molta fame, in quella stagione.

FINE
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