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Lombra della maledizione

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Lombra della maledizione
Название: Lombra della maledizione
Дата добавления: 16 январь 2020
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Lombra della maledizione - читать бесплатно онлайн , автор Bujold Lois Mcmaster

 Da una grande maestra della narrativa fantastica, pi? volte vincitrice del premio Hugo, un potente racconto di mistero, magia e tradimento. Il destino di un cavaliere, della sua stirpe e di un regno tormentato. Provato nel corpo e nello spirito da una lunghissima prigionia, il comandante Lupe dy Cazaril ritorna nel regno di Chalion, in cui aveva servito come paggio, e viene nominato tutore di Royesse, bella e intelligente sorella dell’erede al trono. Ma quell’occasione di riscatto si trasforma presto in un incubo, poich? Cazaril scopre che a corte proprio quegli uomini che lo hanno tradito ora occupano posti di grande potere. E scopre soprattutto che l’intera stirpe di Chalion ? gravata da una terribile maledizione, che non pu? essere annullata se non con la magia pi? nera…

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I doni di benvenuto elargiti al Royse e alla Royesse erano così numerosi che Cazaril fu costretto ad assumersi l’incarico di catalogare quelli di Iselle. Con l’aiuto di Betriz, annotò il nome di ciascun donatore, il regalo ricevuto e trascrisse poi tutto nell’inventario personale della Royesse. Ma ciò non impedì al Castillar di notare — con una punta di divertimento — che quei cortigiani stavano sciamando intorno ai due giovani come mosche intorno a un vasetto di miele. Teidez era senza dubbio esaltato da tutte quelle attenzioni — infatti riusciva a stento a soffocare risatine entusiaste -, mentre dy Sanda appariva un po’ rigido: era soddisfatto, sì, però anche molto teso. Quanto a Iselle, pur essendo felice di quei doni, si stava comportando con notevole dignità. Si mostrò allarmata soltanto quando le venne presentato un inviato roknari, proveniente da uno dei principati del settentrione: un uomo alto, dalla pelle dorata, coi capelli ramati raccolti in un insieme elaborato di trecce e abbigliato con eleganti vesti di lino che fluttuarono come bandiere allorché lui eseguì un profondo inchino. Scura in volto, Iselle rispose con una cortese riverenza e accettò con qualche parola di ringraziamento una splendida cintura d’oro decorata con coralli intagliati e pezzi di giada.

Benché fossero soprattutto armi, i doni di Teidez risultarono più assortiti; Iselle ricevette prevalentemente gioielli, ma anche tre eleganti carillon. Alla fine della cerimonia, i regali non immediatamente indossati vennero disposti su un tavolo, dato che il loro scopo ultimo era appunto permettere a tutti di ammirare la ricchezza, l’ingegnosità o la generosità di chi li aveva elargiti. Infine, lasciati quei doni alla sorveglianza di due paggi, la folla dei cortigiani di Cardegoss passò nella sala dei banchetti.

Il Royse e la Royesse vennero scortati alla tavola d’onore e fatti sedere rispettivamente accanto a Orico e alla Royina; i posti successivi vennero occupati dai fratelli dy Jironal, dal Cancelliere — accomodato vicino al quattordicenne Teidez, al quale riservò un sorriso alquanto teso -, e da Lord Dondo, che, seduto accanto a Iselle, cercò subito di accattivarsene il favore. Ma le sue battute ebbero scarso successo.

Cazaril fu sistemato a uno dei lunghi tavoli disposti perpendicolarmente alla tavola d’onore, più avanti rispetto alla massa e abbastanza vicino alla sua protetta. Ben presto scoprì che il gentiluomo di mezz’età seduto alla sua destra era un inviato di Ibra.

«Gli ibrani mi hanno trattato bene nel corso del mio ultimo soggiorno nella vostra terra», disse con cortesia, dopo che si furono presentati, evitando peraltro di scendere nei dettagli. «Cosa vi ha condotto a Cardegoss, mio signore?»

«Siete il segretario di Iselle, vero?» replicò l’ibrano, con un sorriso cordiale. «Ecco, a parte il fatto che è senza dubbio piacevole venire a caccia a Cardegoss, in autunno, il Roya di Ibra mi ha inviato qui perché persuadessi il Roya Orico a non sostenere la ribellione scatenata dall’Erede nell’Ibra meridionale. Attualmente, l’Erede sta accettando aiuti dalla Darthaca, ma, col tempo, scoprirà che sono una lama a doppio taglio.»

«La ribellione del suo Erede deve costituire un doloroso contrattempo per il Roya di Ibra», osservò Cazaril, sincero, ma in tono volutamente neutro. Negli ultimi trent’ anni, infatti, la vecchia Volpe di Ibra aveva fatto il doppio gioco con Chalion tante di quelle volte da poter essere considerata un dubbio alleato e un pericoloso nemico, anche se quell’orribile, intermittente guerra contro il figlio poteva essere considerata una punizione inflittagli dagli Dei per la sua infida astuzia. «Non ho idea di quali siano le intenzioni del Roya Orico», proseguì. «Tuttavia preferire un contendente giovane a uno anziano mi sembra una scommessa vincente. Quei due dovranno fare di nuovo la pace, altrimenti sarà il tempo a risolvere la contesa: per quel vecchio, sconfiggere il figlio sarebbe come sconfiggere se stesso.»

«Non stavolta, dato che il Roya di Ibra ha un altro figlio», ribatté l’inviato, poi si guardò intorno e si protese verso Cazaril, proseguendo in un sussurro: «Questo fatto non è sfuggito all’Erede che, per garantire la propria posizione, lo scorso autunno ha cercato di aggredire il fratello minore. Badate, lui sostiene di non aver ordinato affatto una simile azione… Dice che sono stati alcuni suoi seguaci a fraintendere certe affermazioni avventate, ma, a mio parere, le sue parole erano state comprese fin troppo bene… Comunque, grazie agli Dei, il tentativo di rapire il giovane Royse Bergon è stato sventato. Con quel gesto, però, l’Erede ha esaurito ogni possibilità di fare appello alla clemenza del padre. Non ci sarà pace tra loro, a meno che l’Ibra meridionale non scelga di arrendersi».

«Una triste vicenda», affermò Cazaril. «Spero che finiscano tutti per ritrovare un po’ di buon senso.»

«Già», convenne l’inviato, con un sorrisetto teso, apprezzando l’abilità con cui Cazaril aveva evitato di schierarsi e rinunciando a smuoverlo dalla sua posizione chiaramente a favore dell’Erede.

Il banchetto fu davvero superbo e Cazaril si ritrovò pieno fin quasi a scoppiare quando finalmente la corte si trasferì nel salone in cui si sarebbero svolte le danze. Il Roya Orico si addormentò immediatamente sul suo seggio, suscitando in lui una notevole invidia. L’esibizione dei musici di corte risultò eccellente e la Royina Sara, pur non prendendo parte alle danze, si addolcì progressivamente in volto nell’ascoltare la musica e ne seguì il ritmo battendo la mano sul bracciolo. Accostatosi a una parete, Cazaril vi si appoggiò comodamente con le spalle, cercando di digerire quello che aveva mangiato, e rimase a guardare gli ospiti più giovani, più vigorosi o semplicemente meno sazi descrivere le eleganti figure della danza. Né Iselle, né Betriz e neppure Nan dy Vrit erano mai senza cavaliere.

Nel vedere Betriz eseguire una danza con un altro cavaliere — il quinto -, Cazaril si accigliò un poco. Infatti la Royina Ista non era stata l’unica ad averlo interpellato prima della partenza da Valenda. Ser dy Ferrej aveva fatto altrettanto.

«Tenete d’occhio la mia Betriz», aveva implorato, combattuto tra il timore di un disastro e la speranza di un’opportunità. «Dovrebbe avere accanto sua madre, o comunque una dama più matura ed esperta delle cose di mondo, ma purtroppo… Aiutatela a tenersi alla larga da uomini indegni di lei, perditempo privi di patrimonio e buoni soltanto a gozzovigliare… Sapete cosa intendo.»

Cazaril aveva annuito, chiedendosi se lui stesso rientrasse in quella categoria.

«D’altro canto, se lei dovesse incontrare una persona affidabile e onorevole, non sarei contrario a permetterle di seguire le inclinazioni del suo cuore… Sapete, magari una persona piacevole come, come per esempio quel vostro amico, il March dy Palliar…»

L’esempio sembrava gettato li per caso, ma casuale non era suonato all’orecchio di Cazaril. Possibile che Betriz avesse una segreta simpatia per il suo amico? Quella sera, purtroppo, Palli non era presente, perché aveva dovuto tornare al distretto dopo l’elezione di Lord Dondo alla carica di generale del suo Ordine. Quanto sarebbe piaciuto a Cazaril scorgere un volto familiare in mezzo a quella folla…

Un accenno di movimento lo indusse a spostare lo sguardo di lato, distogliendolo dalla danza, e lui si trovò davanti proprio un volto familiare, atteggiato a un freddo sorriso. Ma quell’incontro non gli fece minimamente piacere. Allontanandosi dalla parete, rispose al lieve inchino di saluto del Cancelliere dy Jironal e cercò nel contempo di sgombrare la mente dai fumi del vino e dalla pesantezza indotta dal cibo. Doveva tornare immediatamente lucido.

«Dy Cazaril, siete proprio voi. Vi avevamo creduto morto.»

Non ne dubito, pensò lui.

«No, mio signore, sono fuggito», si limitò a rispondere.

«Alcuni vostri amici temevano che aveste disertato…» continuò dy Jironal, anche se Cazaril sapeva benissimo che nessuno dei suoi amici avrebbe mai ipotizzato una cosa del genere. «Però i roknari hanno riferito che eravate morto.»

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