American Gods

На нашем литературном портале можно бесплатно читать книгу American Gods, Gaiman Neil-- . Жанр: Фэнтези. Онлайн библиотека дает возможность прочитать весь текст и даже без регистрации и СМС подтверждения на нашем литературном портале bazaknig.info.
American Gods
Название: American Gods
Автор: Gaiman Neil
Дата добавления: 16 январь 2020
Количество просмотров: 459
Читать онлайн

American Gods читать книгу онлайн

American Gods - читать бесплатно онлайн , автор Gaiman Neil

Shadow si ? fatto tre anni dentro. Sta per uscire ma proprio il giorno prima di tornare in libert? lo informano che sua moglie e il suo migliore amico sono morti in un misterioso incidente. Sull’aereo che lo riporta a casa, Shadow fa conoscenza con un enigmatico Mister Wednesday che gli offre di lavorare per lui. Shadow finisce per accettare: un lavoro gli risolve il problema di cosa fare della sua vita, anche se gli arriva da un vecchio bevitore di Jack Daniel’s dall’aria poco raccomandabile. Il contratto con il losco Mr Wednesday viene annaffiato da una bevuta di idromele, ma Shadow ci metter? ancora qualche tempo per capire chi siano in realt? il suo boss, i suoi compagni in affari, i suoi concorrenti, e ancora pi? tempo per capire in che gioco sia finito. Il vecchio baro corpulento, l’improbabile seduttore di ragazzine, il gran mangiatore e bevitore, l’uomo dall’eloquio torrenziale e dalla risata tonitruante ? Odino, Votan, Grimnir, il Padre di ogni cosa, la somma divinit? del pantheon nordico, arrivato in America secoli e secoli fa con una nave di vichinghi. Come lo slavo Chernobog, ridotto a vivere della pensione maturata negli anni di lavoro al macello di Chicago, come l’africano Anansi, come la celtica Easter e la mediterranea Bilqis che batte i marciapiedi di Hollywood, come tutte le divinit? maggiori o minori, anche Odino tira a campare e conduce l’esistenza grama di un dio privo di adoratori, dimenticato, in un mondo che ne venera altri, pi? belli e nuovi. E’ per muovere battaglia contro i nuovi d?i americani, quelli dei mass-media, di Internet e delle carte di credito che Wednesday ha arruolato Shadow ed ? per reclutare i compagni di lotta fra i colleghi del vecchio mondo che i due si metteranno ’on the road’ attraversando in lungo e in largo l’America pi? profonda, quella delle cittadine spopolate, dei motel persi nel nulla, delle riserve indiane degradate: un’America arciamericana ma al tempo stesso lontanissimada quella dei Nuovi D?i. Alla fine di questo lungo vagabondaggio che ha tutte le caratteristiche di un viaggio iniziatico, ci sar? la battaglia di proporzioni epiche in cui si sfogher? un conflitto vecchio quanto l’uomo, una battaglia che ha per oggetto la conquista dell’anima stessa dell’America…

Внимание! Книга может содержать контент только для совершеннолетних. Для несовершеннолетних чтение данного контента СТРОГО ЗАПРЕЩЕНО! Если в книге присутствует наличие пропаганды ЛГБТ и другого, запрещенного контента - просьба написать на почту [email protected] для удаления материала

1 ... 6 7 8 9 10 11 12 13 14 ... 132 ВПЕРЕД
Перейти на страницу:

«Allora, com’è che fai apparire le monete?» chiese. Ondeggiò e si scansò, prendendo sulla spalla un pugno diretto al naso.

«Te l’ho detto prima» borbottò Sweeney. «Ma non c’è peggior cieco — ahi! Ben piazzato! — di chi non vuol sentire.»

Shadow lo colpì al mento costringendolo ad arretrare contro un tavolo, e i bicchieri vuoti e i portacenere si frantumarono a terra. In quel momento lo avrebbe potuto finire.

Diede un’occhiata a Wednesday, che gli fece un cenno di assenso, poi guardò Mad Sweeney, steso sotto di lui. «Abbiamo finito?» chiese. L’altro esitò, poi annuì. Shadow lasciò la presa e arretrò di alcuni passi. Ansante, Sweeney riuscì a rimettersi verticale.

«Col cazzo!» gridò. «È finita quando lo dico io!» Poi sorrise e si slanciò in avanti cercando di colpire Shadow. Scivolò su un cubetto di ghiaccio finito per terra e mentre i piedi lo tradivano facendolo cadere sulla schiena, il sorriso si trasformò in un’espressione costernata. Rimase a bocca aperta e picchiò la testa sul pavimento del bar con un bel tonfo.

Shadow gli appoggiò un ginocchio sul petto. «Te lo chiedo per la seconda volta, abbiamo finito di picchiarci?»

«Diciamo di sì» rispose Sweeney sollevando la testa, «perché al momento il piacere mi ha abbandonato come la pipì che scappa a un bambino dentro una piscina in una giornata calda.» Sputò un po’ di sangue, chiuse gli occhi e cominciò a russare, un russare profondo e imponente.

Qualcuno batté una pacca sulla schiena di Shadow. Wednesday gli infilò in mano una bottiglia di birra.

Era molto meglio dell’idromele.

Si svegliò sdraiato sul sedile posteriore di una macchina. Il sole del mattino era abbagliante e gli faceva male la testa. Si mise seduto e si sfregò gli occhi.

Al volante c’era Wednesday che canticchiava stonato. Nel portabibite vide una tazza di plastica. Erano in autostrada. Il posto accanto a quello di guida era vuoto.

«Come ti senti, in questo bel mattino?» chiese Wednesday senza voltarsi.

«Che ne è stato della mia macchina? L’avevo noleggiata.»

«L’ha riportata indietro Mad Sweeney. Era nei patti. Dopo la scazzottata di ieri notte.»

I discorsi della sera prima si confondevano in maniera spiacevole nella testa di Shadow. «Non hai un po’ di caffè anche per me?»

Wednesday allungò una mano sotto il sedile e gli passò una bottiglia d’acqua ancora chiusa. «Tieni. Devi essere disidratato. Questa ti farà meglio del caffè, per ora. Alla prossima area di servizio ci fermiamo, così puoi fare colazione. Ti devi anche dare una ripulita. Sembra che tu abbia dormito con la capra.»

«Si dice con il gatto.»

«Con la capra. Un enorme caprone puzzolente coi dentoni.»

Shadow aprì la bottiglia e bevve. Sentì qualcosa tintinnare nel taschino. Infilò una mano e ne estrasse una moneta grande come un mezzo dollaro. Era pesante, e di un bel giallo oro.

Nell’area di servizio comperò un kit da viaggio che conteneva rasoio, crema da barba, pettine e spazzolino usa e getta con un minuscolo tubo di dentifricio. Poi entrò nel bagno degli uomini e si guardò allo specchio.

Aveva un livido sotto un occhio — quando provò a schiacciarlo con un dito scoprì che faceva molto male — e il labbro inferiore gonfio.

Si lavò la faccia con il sapone liquido che c’era in bagno, poi si fece la barba e si lavò i denti. Si inumidì i capelli e li pettinò all’indietro. Aveva ancora un aspetto malconcio.

Si domandò che cos’avrebbe detto Laura, vedendolo così, poi ricordò che Laura non avrebbe mai più detto niente, e nello specchio si vide tremare, ma solo per un momento.

Uscì.

«Sono uno schifo» disse.

«È naturale» rispose Wednesday.

Wednesday prese un grande assortimento di merendine e le portò alla cassa pagando anche la benzina, ma cambiò due volte idea su come farlo, se con la carta di credito o in contanti, provocando l’irritazione della ragazza che masticava gomma dietro il registratore di cassa. Shadow rimase a osservare Wednesday che si faceva prendere sempre più dall’agitazione e continuava a scusarsi. Sembrava molto vecchio, all’improvviso. La cassiera prima gli diede il resto in contanti e addebitò la spesa sulla carta, poi gli diede la ricevuta e prese i contanti, poi restituì i contanti e accettò una carta diversa. Wednesday stava palesemente per scoppiare a piangere, come un vecchietto incapace di tenere il passo con l’implacabile marcia del mondo moderno.

Quando uscirono dall’area di servizio riscaldata il loro fiato si condensò nell’aria.

Di nuovo in marcia: campi di erba quasi marrone scorrevano dai finestrini. Gli alberi erano spogli, senza vita. Due uccelli neri li fissavano dai fili del telegrafo.

«Ehi, Wednesday.»

«Sì?»

«Secondo me non hai pagato la benzina.»

«Ah sì?»

«Secondo me è finita che è stata lei a pagare te per il privilegio di averti fatto il pieno. Credi che se ne sia accorta, dopo?»

«Non se ne accorgerà mai.»

«Ma chi sei, insomma? Un imbroglione da due soldi?»

Wednesday annuì. «Sì» disse. «Credo di sì. Insieme a molte altre cose.»

Si immise sulla corsia di sinistra per sorpassare un camion. Il cielo era di un grigio fosco e uniforme.

«Nevicherà» disse Shadow.

«Sì.»

«Senti, Sweeney me l’ha fatto vedere davvero il trucco con le monete d’oro?»

«Oh sì.»

«Non riesco a ricordarmelo.»

«Ti tornerà in mente. È stata una lunga serata.»

Qualche piccolo fiocco di neve sfiorò il parabrezza, sciogliendosi subito.

«Il corpo di tua moglie è esposto nella sala mortuaria delle Pompe funebri Wendell» disse Wednesday. «Dopo pranzo la porteranno al cimitero per la sepoltura.»

«Come fai a saperlo?»

«Ho telefonato mentre eri al cesso. Sai dove sono le Pompe funebri Wendell?»

Shadow annuì. I fiocchi di neve volteggiavano confusi.

«Questa è l’uscita» disse. L’automobile lasciò l’Interstate e superò una serie di motel diretta a Eagle Point Nord.

Erano passati tre anni. Sì. C’era qualche semaforo in più, vetrine di negozi sconosciuti. Shadow chiese a Wednesday di rallentare, quando passarono davanti alla Muscle Farm, CHIUSO FINO A DATA DA DESTINARSI recitava il cartello scritto a mano affisso sulla porta, PER LUTTO.

A sinistra sulla Main Street. Oltre il nuovo salone per tatuaggi e il Centro di reclutamento delle Forze armate, poi il Burger King e, familiare e immutato, l’Olsen’s Drug Store, infine la facciata di mattoni gialli delle Pompe funebri Wendell. Un’insegna al neon nella vetrina diceva CASA DELL’ETERNO RIPOSO. Sotto l’insegna giacevano lastre tombali senza nome e senza incisioni decorative.

Wednesday si fermò nel parcheggio.

«Vuoi che venga con te?» chiese.

«Non particolarmente.»

«Bene.» Il sorriso senza allegria comparve rapido. «Mentre tu dici i tuoi addii io mi posso occupare d’altro. Vado a fissare due stanze al Motel America. Raggiungimi, quando hai finito.»

Shadow scese dalla macchina e rimase a guardarla allontanarsi. Poi entrò. Il corridoio poco illuminato odorava di fiori e cera per mobili, con appena una nota di formaldeide. In fondo c’era la cappella dell’Eterno riposo.

Shadow si accorse che stava giocherellando con la moneta d’oro, la passava in modo convulso dal dorso al palmo e viceversa, ininterrottamente. Ne trovava rassicurante il peso.

Il nome di sua moglie era scritto su un foglio appeso alla porta in fondo. Entrò nella cappella. Conosceva quasi tutti: i colleghi di Laura, gli amici.

Lo riconobbero anche loro. Glielo si leggeva in faccia. Nessun sorriso, però, nemmeno un ciao.

In fondo alla sala c’era un piccolo palco e, sopra il palco, una bara color crema con intorno vari addobbi floreali: rossi e gialli, bianchi e viola scuro. Fece un passo avanti. Dal punto in cui si trovava vedeva il corpo di Laura. Non voleva avvicinarsi di più, però non osava andarsene.

1 ... 6 7 8 9 10 11 12 13 14 ... 132 ВПЕРЕД
Перейти на страницу:
Комментариев (0)
название