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Lombra della maledizione

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Lombra della maledizione
Название: Lombra della maledizione
Дата добавления: 16 январь 2020
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Lombra della maledizione - читать бесплатно онлайн , автор Bujold Lois Mcmaster

 Da una grande maestra della narrativa fantastica, pi? volte vincitrice del premio Hugo, un potente racconto di mistero, magia e tradimento. Il destino di un cavaliere, della sua stirpe e di un regno tormentato. Provato nel corpo e nello spirito da una lunghissima prigionia, il comandante Lupe dy Cazaril ritorna nel regno di Chalion, in cui aveva servito come paggio, e viene nominato tutore di Royesse, bella e intelligente sorella dell’erede al trono. Ma quell’occasione di riscatto si trasforma presto in un incubo, poich? Cazaril scopre che a corte proprio quegli uomini che lo hanno tradito ora occupano posti di grande potere. E scopre soprattutto che l’intera stirpe di Chalion ? gravata da una terribile maledizione, che non pu? essere annullata se non con la magia pi? nera…

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«Oh», sussurrò Mendenal, d’un tratto preoccupato. «Ah.»

«Ah?»

«Umegat non vi ha messo in guardia, riguardo agli spettri?» domandò l’Arcidivino.

«No… ha detto che non potevano recarmi danno.»

«Ecco, sì e no. Non possono recarvi danno finché siete vivo. Tuttavia, da ciò che ha spiegato Umegat, il miracolo operato dalla Signora ha ritardato il realizzarsi del miracolo del Bastardo, non lo ha annullato. Ne consegue che se… Ecco, se la Signora aprisse la sua mano, e il demone volasse via con la vostra anima e con quella di Dondo, questo lascerebbe il vostro corpo in uno stato di… vuoto teologico, una condizione pericolosa che non corrisponde alla morte naturale. A quel punto, gli spettri degli esclusi e dei dannati cercherebbero di… insediarsi in esso.»

«E mai capitato che ci riuscissero?» domandò Cazaril, dopo una pausa carica di tensione.

«Può accadere. Quand’ero ancora un giovane Divino, ho assistito a un caso del genere. Questi spettri degradati sono creature stupide e apatiche, ma, una volta che s’impossessano di un corpo, scacciarle può essere alquanto difficile. Vedete, il corpo in questione dev’essere bruciato… vivo non è certo il termine adatto, però si tratta di una scena davvero spiacevole, soprattutto se i parenti del morto non capiscono cosa sta succedendo, perché, ovviamente, il cadavere urla con la voce del defunto… Se dovesse succedere, per voi non sarebbe un problema, giacché ormai sareste altrove. Tuttavia potreste risparmiare ad altri una serie di dolorosi fastidi se vi accertaste di avere sempre accanto qualcuno consapevole della necessità di bruciare il vostro corpo prima del tramonto…» Mendenal tacque, assumendo un’aria contrita.

«Ringrazio Vostra Reverenza», commentò Cazaril, con esagerata cortesia. «Qualora dovessi incorrere nel remoto pericolo di godere di una notte di sonno tranquillo, aggiungerò questa spiegazione alla teoria di Rojeras, secondo cui il demone si starebbe costruendo un nuovo corpo all’interno del mio tumore, preparandosi a sbranarmi dall’interno. Suppongo comunque che non ci sia motivo per cui non possano accadere entrambe le cose, l’una dopo l’altra.»

«Mi dispiace, mio signore, ma ho pensato che doveste saperlo», replicò Mendenal, schiarendosi la gola.

«Sì… suppongo di sì», sospirò Cazaril, poi sollevò la testa, ricordando d’un tratto la scena verificatasi la notte precedente con dy Joal, e aggiunse: «È possibile… Supponiamo che la presa della Signora si allenti appena un poco… In quel caso, è possibile che l’anima di Dondo filtri nella mia?»

«Io non… Umegat saprebbe dirvelo», replicò Mendenal, inarcando le sopracciglia. «Oh, quanto vorrei che si svegliasse. Suppongo comunque che, per Dondo, quello sarebbe un modo più rapido per procurarsi un corpo, piuttosto che generarne uno all’interno di un tumore, in quanto si tratterebbe di un contenitore troppo piccolo», proseguì, abbozzando un gesto incerto.

«Non secondo Rojeras», commentò seccamente Cazaril.

«Ah, povero Rojeras», mormorò Mendenal, passandosi una mano sulla fronte. «Quando gli ho chiesto di voi, ha creduto che stessi manifestando un improvviso interesse per la sua specializzazione; gli ho lasciato questa convinzione, ma ho temuto che continuasse a parlare per metà della notte. Alla fine, ho dovuto promettergli di sovvenzionare le sue ricerche, pur di sottrarmi a una visita alla sua collezione.»

«Anch’io sarei disposto a pagare per evitare una cosa del genere», convenne Cazaril. «Vostra Reverenza… come mai non sono stato arrestato per l’assassinio di Dondo? Come ha fatto Umegat a evitarmi una condanna?»

«Assassinio? Non c’è stato nessun assassinio.»

«Chiedo scusa, ma quell’uomo è morto per mia mano, mediante magia di morte, atto che costituisce un crimine passibile di pena capitale.»

«Ah, sì, ora capisco. Gli ignoranti hanno una lunga serie d’idee errate in merito alla magia di morte, considerato che perfino il suo nome è sbagliato. Si tratta di una sottile sfumatura teologica. Tentare la magia di morte costituisce un crimine di premeditazione, di cospirazione, mentre una magia di morte coronata da successo non è affatto una magia di morte, bensì un miracolo di giustizia. Di conseguenza, essa non può essere considerata un crimine, perché è la mano del Dio a portar via la vittima. Insomma, il Roya non può certo mandare le sue guardie ad arrestare il Bastardo, giusto?»

«E credete che l’attuale Cancelliere di Chalion capirebbe questa distinzione?»

«Ah… no. È stato per questo che Umegat ha suggerito che il Tempio gestisse con la massima discrezione questa… faccenda molto complicata», spiegò Mendenal, grattandosi una guancia con aria sempre più preoccupata. «Inoltre, prima d’ora non era mai capitato che chi implorava un simile atto di giustizia sopravvivesse al miracolo e la distinzione, rimanendo sul piano teorico, era molto più nitida. Due miracoli… Non ho mai pensato che si potessero verificare due miracoli, è una cosa senza precedenti. La Signora della Primavera deve amarvi molto.»

«Come un mercante ama il mulo che trasporta il suo bagaglio, frustandolo per pungolarlo a superare gli alti passi montani», ribatté Cazaril, con amarezza.

L’Arcidivino assunse un’aria sgomenta, ma Clara abbozzò un sorriso di apprezzamento. Umegat avrebbe riso apertamente. Cazaril stava cominciando a capire per quale motivo Umegat amasse conversare con lui della loro condizione: soltanto i santi parlavano in quel modo degli Dei, giacché, su quell’argomento, ci si poteva scherzare sopra oppure mettersi a gridare di terrore. Tanto gli Dei avrebbero accolto con la stessa indifferenza entrambe le reazioni.

«Tuttavia Umegat era d’accordo con me in merito al fatto che una situazione così straordinaria doveva avere uno scopo altrettanto straordinario», obiettò Mendenal. «Non avete idea di cosa possa essere?»

«Io non so nulla, Arcidivino», replicò Cazaril, con voce tremante. «E ho…»

«Sì?» lo incoraggiò Mendenal.

Se lo dico ad alta voce, mi cederanno definitivamente i nervi,pensò Cazaril. Umettandosi le labbra, deglutì a fatica e infine si costrinse a completare la frase, con voce ridotta a un sussurro roco. «Ho molta paura»,confessò.

«Oh», mormorò l’Arcidivino, dopo un lungo momento di silenzio. «Ah… Sì, capisco che debba essere… Oh, se solo Umegat si svegliasse!»

«Mio signore dy Cazaril?» chiamò in quel momento l’Accolita della Madre, schiarendosi la gola con aria diffidente.

«Sì, Clara?»

«Credo di avere un messaggio per voi.»

«Come?»

«La scorsa notte, la Madre mi ha parlato in sogno. Non ne ero certa, perché, quando dormo, il mio cervello elabora fantasie sulla base di ciò che maggiormente occupa i miei pensieri, e io penso prevalentemente a lei. Per questo motivo, oggi avevo intenzione di parlarne con Umegat, per farmi guidare dai suoi consigli. In ogni caso, lei mi ha detto…» Trasse un profondo respiro, poi il suo viso si rasserenò. «Ha detto: ’Avverti il fedele corriere di mia Figlia di guardarsi soprattutto dalla disperazione’.»

«Sì?» commentò Cazaril, dopo un momento. «E…?» Se proprio gli Dei volevano prendersi il disturbo di mandargli un messaggio tramite i sogni di altre persone, avrebbe preferito qualcosa di meno ermetico!

«Questo è tutto.»

«Ne siete certa?» chiese Mendenal.

«Ecco… Potrebbe aver detto il fedele ’cortigiano’ di mia Figlia, o ’siniscalco’ o ’capitano’ o anche tutte e quattro le cose… Quella parte è offuscata, nella mia memoria.»

«In tal caso, chi sono gli altri tre uomini?» insistette Mendenal, perplesso.

Le parole della donna riecheggiavano quelle che la Provincara gli aveva rivolto a Valenda ed ebbero l’effetto di generare un senso di gelo nel ventre dolente di Cazaril. «Io… Sono io, Arcidivino, si tratta di me», disse. Con un inchino all’Accolita e a fatica, aggiunse: «Vi ringrazio, Clara. Pregate la vostra Signora per me».

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