-->

Lombra della maledizione

На нашем литературном портале можно бесплатно читать книгу Lombra della maledizione, Bujold Lois Mcmaster-- . Жанр: Фэнтези. Онлайн библиотека дает возможность прочитать весь текст и даже без регистрации и СМС подтверждения на нашем литературном портале bazaknig.info.
Lombra della maledizione
Название: Lombra della maledizione
Дата добавления: 16 январь 2020
Количество просмотров: 275
Читать онлайн

Lombra della maledizione читать книгу онлайн

Lombra della maledizione - читать бесплатно онлайн , автор Bujold Lois Mcmaster

 Da una grande maestra della narrativa fantastica, pi? volte vincitrice del premio Hugo, un potente racconto di mistero, magia e tradimento. Il destino di un cavaliere, della sua stirpe e di un regno tormentato. Provato nel corpo e nello spirito da una lunghissima prigionia, il comandante Lupe dy Cazaril ritorna nel regno di Chalion, in cui aveva servito come paggio, e viene nominato tutore di Royesse, bella e intelligente sorella dell’erede al trono. Ma quell’occasione di riscatto si trasforma presto in un incubo, poich? Cazaril scopre che a corte proprio quegli uomini che lo hanno tradito ora occupano posti di grande potere. E scopre soprattutto che l’intera stirpe di Chalion ? gravata da una terribile maledizione, che non pu? essere annullata se non con la magia pi? nera…

Внимание! Книга может содержать контент только для совершеннолетних. Для несовершеннолетних чтение данного контента СТРОГО ЗАПРЕЩЕНО! Если в книге присутствует наличие пропаганды ЛГБТ и другого, запрещенного контента - просьба написать на почту [email protected] для удаления материала

1 ... 11 12 13 14 15 16 17 18 19 ... 144 ВПЕРЕД
Перейти на страницу:

D’un tratto, un giovane ben vestito, che attendeva in fila subito dopo il giudice, scoppiò in una secca risata. Ma non c’era traccia di divertimento in lui; si trattava piuttosto di un segno di apprezzamento per quell’atto di giustizia. Accanto a Cazaril, la giovane Lady Betriz prese quasi a saltellare per l’entusiasmo. Poi una serie di risate soffocate, accompagnate da sussurri di spiegazione, si diffuse tra la folla.

Spostando il proprio sguardo sul Divino anziano, il giudice abbozzò uno strano gesto contratto con la mano che teneva la borsa, quasi intendesse consegnare a lui l’offerta. Aprendo e serrando convulsamente i pugni lungo i fianchi, il Divino rivolse uno sguardo implorante all’avatar della Dea, assisa sul suo trono.

«Lady Iselle…» sussurrò, con un angolo della bocca, senza però riuscire a mantenere la voce abbastanza bassa. «Voi non potete… Noi non possiamo… È la Dea che vi sta parlando e che vi guida in questo?»

«La Dea parla al mio cuore», replicò Iselle a voce alta. «Non è forse così anche per voi? Inoltre, ho chiesto alla Dea di mostrarmi la sua approvazione, concedendomi di accendere la fiamma al primo tentativo, e così è stato.» Perfettamente composta, ignorando l’annichilito giudice, rivolse un luminoso sorriso al cittadino che era il prossimo nella fila, mormorando un cortese: «Venite avanti, signore…»

Il giudice fu costretto a spostarsi di lato, anche perché l’uomo alle sue spalle non ebbe esitazione a spingerlo per avanzare, con un sogghigno dipinto sul volto.

Pungolato da uno sguardo di fuoco del suo superiore, un Accolita si affrettò a farsi avanti per invitare il giudice ad appartarsi con lui da qualche parte, in modo da discutere di quel contrattempo, ma il suo accenno a protendere la mano per accettare l’offerta venne stroncato sul nascere da una gelida occhiata della Royesse. Ritraendo le mani dietro la schiena, l’Accolita invitò con un inchino il giudice a seguirlo. Dalla parte opposta del cortile, la Provincara, seduta in disparte, si serrò l’arco del naso tra pollice e indice, passandosi poi una mano sulla bocca e fissando la nipote con aria esasperata. Iselle, dal canto suo, si limitò ad alzare il mento e continuò a elargire la benedizione della Dea in cambio delle offerte che giungevano dai cittadini i quali, d’un tratto, non apparivano più minimamente annoiati. Le elargizioni in natura come polli, uova e un giovane toro vennero raccolte all’esterno del Tempio, mentre chi aveva fatto l’offerta si presentava per ricevere la benedizione e il nuovo fuoco.

Dopo qualche tempo, Lady dy Hueltar e Betriz andarono a raggiungere la Provincara sulla panca messa a sua disposizione, e Cazaril prese posto alle sue spalle insieme col siniscalco, che persisteva nel fissare la figlia con aria accigliata e insospettita Progressivamente, la folla prese ad assottigliarsi, ma la Royesse continuò a svolgere con entusiasmo il proprio sacro dovere fino agli ultimi, più umili postulanti: un raccoglitore di legna da ardere, un carbonaio e un mendicante, il cui unico dono fu cantare un inno. Eppure la giovane benedisse tutti con lo stesso tono pacato che aveva usato per gli uomini più importanti di Valenda.

La tempesta che, a giudicare dall’espressione della Provincara, era imminente non scoppiò se non quando l’intera famiglia fu tornata al castello per i festeggiamenti pomeridiani. Lungo il tragitto, Cazaril si trovò a condurre per la briglia il cavallo della dama, perché il siniscalco stava provvedendo a reggere con mano salda e attenta la cavezza del mulo di Iselle. Anche per quello, una volta al castello, vide morire sul nascere il suo piano di ritirarsi in silenzio, senza dare nell’occhio.

«Castillar, offritemi il braccio», ordinò infatti seccamente la Provincara, non appena i servi l’ebbero aiutata a scendere dalla giumenta, serrandogli il polso con dita tese e tremanti. Poi, a labbra strette, aggiunse: «Iselle, Betriz, dy Ferrej, qui dentro». E, con un cenno secco del capo, indicò le porte di legno della sala degli antenati, che si affacciava sul cortile.

Una volta ultimata la cerimonia, Iselle aveva lasciato al Tempio le vesti della Signora della Primavera, tornando a essere soltanto una giovane donna elegantemente vestita in azzurro e bianco… No, meglio, si disse Cazaril, notando il modo in cui lei aveva alzato di nuovo il mento, era tornata a essere soltanto una Royesse che, sotto un’apparente ansia, rivelava una determinazione spaventosa. Nel tenere aperta la porta per permettere a tutti di entrare, inclusa Lady dy Hueltar, Cazaril rimpianse l’epoca in cui era stato un paggio: allora, la consapevolezza di un pericolo incombente da parte delle alte sfere lo avrebbe indotto ad andarsene il più in fretta possibile; in quel momento, invece, non gli sarebbe stato permesso allontanarsi… E infatti dy Ferrej si arrestò per aspettarlo, obbligandolo in pratica a seguirlo.

La sala era silenziosa e vuota, benché intensamente illuminata dalle candele sull’altare, candele che, quel giorno, sarebbero rimaste accese fino a consumarsi, e sotto il cui chiarore i banchi di legno, consumati da innumerevoli occupanti, apparivano ancora più lucidi del solito.

Avanzando fino al centro della stanza, la Provincara si girò di scatto verso le due ragazze, che, sotto l’esame del suo sguardo severo, si fecero più vicine l’una all’altra. «Allora: chi di voi due ha avuto quell’idea?» chiese.

Iselle fece un passo e abbozzò un accenno di riverenza. «Sono stata io, nonna», rispose, quasi con lo stesso tono secco e limpido che aveva avuto nel Tempio, e aggiunse: «Anche se Betriz ha pensato di chiedere come conferma che riuscissi ad accendere subito la fiamma».

«Sapevi che questo sarebbe successo?» esclamò dy Ferrej, girandosi di scatto verso la figlia. «E non me lo hai detto?»

Betriz reagì con una riverenza identica a quella di Iselle, eseguita in modo altrettanto rigido. «Mi era sembrato di capire, padre, che dovevo fungere da dama di compagnia per la Royesse Iselle, e non da spia. Se poi la mia fedeltà dovesse andare a qualcun altro, e non a Iselle, be’, nessuno me lo ha comunicato. Proteggi il suo onore con la tua vita: ecco ciò che tu mi hai detto.» Era uno splendido discorso, che tuttavia perse almeno un po’ di fierezza quando la giovane, in tono più cauto, aggiunse: «Comunque non potevo essere certa che sarebbe successo davvero finché lei non ha acceso la prima fiamma».

Rinunciando a discutere con quella giovane sofista, dy Ferrej abbozzò un gesto impotente in direzione della Provincara.

«Tu sei più matura, Betriz», affermò quest’ultima. «Pensavamo che la tua influenza servisse a calmarla, che tu avresti insegnato a Iselle quali siano i doveri di una fanciulla salda nella fede… come quando Beetim, il cacciatore, abbina i bracchi più giovani a quelli più maturi.» Fece una smorfia. «È un peccato che non abbia incaricato lui di educarvi, invece di affidarvi a quelle inutili governanti.»

«Sì, mia signora», ribatté Betriz, con un’altra riverenza.

La Provincara le scoccò un’occhiata in tralice, sospettando che si stesse prendendo gioco di lei, e Cazaril dovette mordersi un labbro per non scoppiare a ridere.

«I Devoti non mi hanno mai insegnato che, tra i primi doveri di una fanciulla salda nella fede, ci sono la tolleranza verso le ingiustizie e la determinazione a ignorare la tragica e inutile dannazione di due uomini», ribatté Iselle, traendo un profondo sospiro.

«Certo che no», scattò la Provincara, attenuando però il tono aspro e cercando di mostrarsi conciliante. «Ma fare giustizia non è un tuo compito, tesoro.»

«Gli uomini cui spetta tale incarico paiono disinteressarsene. Io non sono una contadina, a Chalion ho grandissimi privilegi e doveri altrettanto grandi… Il Divino e la nostra buona Devota me Io hanno detto entrambi!» esclamò Iselle, scoccando un’occhiata di sfida a Lady dy Hueltar.

1 ... 11 12 13 14 15 16 17 18 19 ... 144 ВПЕРЕД
Перейти на страницу:
Комментариев (0)
название